sabato 18 luglio 2009

IMPRESA????

Non lo so! Che dire?
E’ una di quelle cose da matto che ogni tanto mi capita di fare
tipo “cosa si fa domattina??? Una maratona!!! “

giovedi 16 luglio – partenza da Ossana per il Passo del Tonale.
Specifico immediatamente che non sono un abituè (e non so se si scrive così), e tanto meno la Robbi e Emma, delle camminate in montagna, ma la giornata stupenda, il cielo terso, la temperatura a valle di circa 30° e il fatto che era il secondo giorno di vacanza hanno avuto il loro peso.
Dal nostro librino “33 passeggiate facili in Val di Sole” abbiamo appreso che prendendo la cabinovia Paradiso si sale a quota 2500. Da li si può decidere di prendere la seggiovia che porta al ghiacciaio o intraprendere una salita di 40/50 minuti in mezzo alla neve per arrivare alla stessa destinazione. Il nostro pseudo spirito di avventura ci porta alla decisione di proseguire a piedi – d’altra parte siamo venuti in montagna per camminare. La salita non è molto impegnativa in quanto la via prende abbastanza dolcemente l’ascesa. La cosa più difficile è camminare nella neve “patocca” dove si affonda ad ogni passo e dove, nel mio caso avendo scarpe basse ci si bagna senza scampo. Concentrandosi un po’ si riesce quasi subito a prendere tempo del passo e della respirazione ma allo stesso tempo quasi subito mi rendo conto che la tshirt “sparvieri” che indosso è di troppo e come fosi il Messner di Salerno mi metto a torso nudo con zaino. Solo successivamente una foto scattata da mia figlia mi mette in condizione di giudicare lo schifo estetico dovuto alla pancia gonfia “da birra artigianale” e braga corta con gamba ancora più corta… mi scuso con tutti quelli che hanno dovuto sopportare lo spettacolo…ma comunque posso dichiarare che non ero il più brutto!!!
Giungiamo al rifugio dopo 45 minuti, c’è un caldo come in spiaggia, mi levo i calzini bagnati spolti e nel giro di pochissimo ho asciugato tutto. Come mio solito, quando ho lo sciopone, non resisto e sapendo che le articolazioni degli arti inferiori della Robbi non le avrebbero permesso la discesa a piedi chiedo il permesso e parto da solo mentre il resto della mia famiglia si rifocilla a base di pizza e lasagne. Inizialmente la mia intenzione era quella di arrivare alla stazione dell’ovovia… ma vista la facilità di quel tratto in discesa e sapendo di avere almeno tre quarti d’ora da aspettare vado direttamente dal guardiozzo a chiedere informazioni per proseguire a piedi fino a valle. Allora …dovete immaginarvi il montruccio tipo, dotato di braccia in grado di scardinare qualsiasi resistenza barba incolta e solita aria di “so tutto io” (cmq sapeva sicuro più di me)… mi guarda squadrandomi dall’alto in basso – e chi mi conosce sa che si fa presto- e poi dal basso in alto, scruta attentamente il mio abbigliamento e in particolar modo le calzature e le calzine di Lupo… e poi dice: ah …giù si va…ma è una pista da sci…c’è la neve in alcuni tratti…è una pista nera…e poi ci vuole almeno un’ora… sarebbe meglio farla in salita… però giù si va!
Non ho capito se voleva sconsigliarmi oppure sperava che lo facessi per ridere un po’..o addirittura che gli tirasse il culo venirmi a prendere se mi fossi piantato.
Lo guardo,ringrazio,saluto e parto. La prima curva a sinistra per passare sotto l’impianto è al sole e non ha molta pendenza. Alla destra c’è uno dei tanti laghetti semiglaciali che le abbondanti nevicate dell’inverno hanno contribuito a formare. Scatto una foto – non si sa mai che sia l’ultima- mentre salivo in cabinovia avevo notato una certa difficolta’ ma allo stesso tempo mi era venuto in mente che avevo provato la stessa sensazione sulla “Gran Risa” la cui difficoltà era accentuata vista dall’alto. Ma ormai sono deciso e proseguo.. seconda curva a dx ed è subito merda…. Neve quasi ghiacciata e pendenza quasi spaventosa – dico quasi perché altrimenti non saprei come definire il tratto successivo. Terza curva a sx, dopo aver percorso 150/200 metri in mezzo alla neve sei sulla ghiaia, guardi in basso e di curve non ce ne sono più per un bel po’ solo che la percentuale di pendenza mi toglie il fiato. Inizio a zigzagare come se avessi li sci ma ad ogni cambio di direzione rischio di perdere l’equilibrio e scivolare sulla ghiaia appuntita. Mi fermo, respiro e scatto una foto alla cascata proprio sotto l’impianto. Torno a guardare in basso e cerco di ragionare, ormai su non si può tornare, vedo un altro tratto innevato circa 200 metri più sotto e me lo pongo come obiettivo – non ne sono sicuro ma qualcosa mi dice che è meglio cadere sulla neve che sui geroni!
Infatti quando arrivo trovo una neve molto più soffice che nel tratto precedente e riesco a piantare i miei piedi e a non scivolare. Purtroppo so che prima o poi finirà, lo vedo poco sotto di me il tratto roccioso (non so come si definisce tecnicamente un terreno così, con dei massi che vanno dalle dimensioni di un mattone a quelle dei piloni di cemento che impediscono alle auto di entrare sulle ciclabili) e quando ci arrivo inizio a sudare freddo..ad ogni passo mi scivola il piede e allora rallento ulteriormente il passo…. Poi mi viene in mente il “montruccio” e solo per dargliela in quel posto trovo la volontà di percorrere quel lungo tratto tutto di un fiato, fino a quella curva a sx dove sembra che improvvisamente cambi la pendenza. Scatto un’altra foto e guardando l’arrivo della cabinovia oramai in lontananza il cuore mi si riempie di orgoglio, mi giro verso valle e cerco l’arrivo, ad occhio nudo e in linea retta mi sembra di essere a metà. Non è così, anzi il tratto che mi rimane è ben più lungo, la discesa continua ma con un’intensità che non ha paragone col tratto precedente e addirittura ho come la sensazione che quello che mi aspetta sia un tratto pianeggiante. Inizio a camminare più spedito e la pista nera diventa una di quelle stradine di collegamento che si potrebbero fare anche a spazzaneve (forse). Il disgelo trasforma qualche centinaio di metri di strada in un ruscello nel quale cammino soddisfatto. Appena esco dal guado improvvisato mi viene la forza del matto e inizio a correre, inizialmente piano ma poi sempre più veloce…sono contento, non vedo più difficoltà e non sento il peso dello zaino… ancora dieci minuti e arrivo sudato come una bestia all’ingresso della cabinovia “Paradiso” proprio mentre Emma esce e mi corre incontro… 47 minuti! Un ora e dieci totale da rifugio Presena 2750 al passo 1845 m s.m.

1 commento:

urbancamou ha detto...

Dio bo che intensità questo racconto... Altro che Krakauer, altro che Messner!!! Grande KrK, sono fiero di te!!!