mercoledì 25 novembre 2009

Niente regali alle mafie.


Firma l'appello per fermare la legge!!!!!!!!!!!!


INTEGRALMENTE TRATTO DA STUDENTI.IT


Nel 1996 una legge virtuosa ha consentito di confiscare i beni ai mafiosi che oggi vengono riutilizzati da decine di associazioni di volontariato. Ma un emendamento introdotto in Senato alla nuova legge finanziaria rischia di far finire tutto questo.

Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all’unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente. Grazie a quella legge, infatti, sono nate coopertive giovanili che operano sui terreni confiscati. Le cooperative (Pio La Torre, Placido Rizzotto e tante altre) oggi garantiscono lavoro pulito e vero a ragazzi e ragazze che altrimenti sarebbero costretti ad emigrare dalle proprie terre. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati permette anche a decine di associazioni di volontariato di avere sedi per l'accoglienza dei migranti, dei rifugiati politici, centri di aggregazione giovanili, centri di riabilitazione per i diversamente abili. Oggi quell’impegno rischia di essere tradito. Un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria, infatti, prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. È facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettant simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all’intervento dello Stato. La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni.Per queste ragioni chiediamo al governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l’emendamento sulla vendita dei beni confiscati. Si rafforzi, piuttosto, l’azione di chi indaga per individuare le ricchezze dei clan. S’introducano norme che facilitano il riutilizzo sociale dei beni e venga data concreta attuazione alla norma che stabilisce la confisca di beni ai corrotti. E vengano destinate innanzitutto ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie.Ma non vendiamo quei beni confiscati che rappresentano il segno del riscatto di un’Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono davvero tutti “cosa nostra”.L'Associazione Libera ha lanciato una petizione che in sole 48 ore ha già raggiunto 15.000 firme, inoltre hanno firmato l'appello persone dello spettacolo, della cultura e dell'associazionismo come Roberto Saviano, Nando Dalla Chiesa, Rita Borsellino, Vauro, Giancarlo Caselli, Moni Ovadia, Ascanio Celestini, Subsonica. Firma anche tu l'appello su http://www.libera.it/.

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