martedì 26 luglio 2011

AL PEGGIO NON C'E' FINE!!!

PUBBLICO DUE POST DAL WEB....E NON COMMENTO.
L’ultima sparata di Vittorio Feltri è riuscita a far imbufalire anche i suoi fan più accaniti. Appena postato sul web, l’editoriale in cui l’ex direttore del Giornale accusava i giovani laburisti massacrati ad Utoya di essere stati “incapaci di reagire” – perché se “cinquanta persone si lan-ciano insieme sul killer hanno la possibilità di farlo a pezzi con le nude mani”, e loro invece, “egoisti”, non hanno avuto il coraggio di farlo – i lettori del quotidiano di Alessandro Sallusti si sono scagliati contro il fondatore di Libero, neanche si trattasse di una firma dell’odiato Fatto.

Articolo semplicemente delirante. E vergognoso”, scrive Paolo. “Totò avrebbe detto: Feltri… ma mi faccia il piacere!”, attacca Vincenzo. “Guardi che la redazione del giornale l’ha informata male – ironizza Andrea – Era un campo politico giovanile dei progressisti non un campo militare di militanti di Al Qaida”. “Feltri, leggi questo articolo a Oslo.. vediamo cosa ti dicono”, è l’invito di Kellerman.

Sulle pagine web del quotidiano di via Negri nessuno prende le difese dell’ex direttore. Troppo assurde le tesi sostenute nell’articolo, troppo incredibile, disumano, sporcare il ricordo di quei giovani militanti per un’inutile speculazione di un egotista sull’egotismo. Scorrendo l’elenco dei commenti viene giù una carrellata di critiche e disapprovazioni: “vergognoso”, “un capolavoro di disinformazione”, “articolo dilettantesco”, “offensivo ed inutile”. “Mi sa tanto che diventerò una ex lettrice!”, scrive Stellì. “Belle parole – scrive Luca - poi però bisogna andare incontro ad un pazzo con un mitragliatore”.

Un lettore prende in giro il giornalista bergamasco, ricordando la formula che ilgiornale.it impone ai commentatori: “Ti preghiamo di usare un linguaggio rispettoso degli altri e delle regole espresse nel disclaimer. Sii conciso e rileggi sempre il tuo commento prima di inviarlo”. “Questo è quanto il Suo giornale richiede a noi lettori prima di commentare un articolo – annota Bevanda - Dovrebbe fare lo stesso anche Lei prima di pubblicare un articolo”.

Signor Feltri, le auguro di tutto cuore di vivere l’esperienza nella quale si sono trovati questi ragazzi, di tutto cuore”, è l’auspicio sinistro di un Francesco.

TRATTO INTEGRALMENTE DA BLOGGER SENZA FRONTIERE

Credevate di avere sentito quanto di peggio si potesse dire sulla strage di Oslo dopo avere letto lo sproloquio di Feltri? Nel caso, vi sbagliavate. Perché arriva Mario Borghezio che ieri alla Zanzara di Radio 24 ha definito a tratti "ottime" le idee di Brevnik. Certo, epurate dalla violenza, ci mancherebbe. Leggiamo da Youtube:
Secondo Borghezio, questa tragedia "se l'è cercata una parte dei norvegesi, come i socialisti", verso i quali il magnanimo europarlamentare ammette di dover esprimere "un minimo di umanità". E continua: "L'ideologia della società aperta crea mostri. Il killer Breivik è il risultato di questa società aperta, multirazziale, direi orwelliana. Questo tipo di società è criminogeno. Certe situazioni di disagio e di insofferenza è inevitabile che sfocino in tragedia.
Quando una popolazione si sente invasa, poi nascono dei fenomeni di reazione, anche se gli eccessi sono da condannare. Quando si diceva prima che la Norvegia e la Svezia accoglievano decine di migliaia di tunisini, bisognava tener conto dell'impatto che un afflusso di questo genere poteva generare. La società aperta e multirazziale non è quel paradiso terrestre che ci voglion far credere coloro che comandano l'informazione. La società aperta e multirazziale fa schifo".
Borghezio, inoltre, ribadisce le dichiarazioni già ribattute nel pomeriggio dall'agenzia di stampa AgenParl: ""Il "no" alla società multirazziale, la critica dura alla viltà di un'Europa che pare rassegnata all'invasione islamica e financo la necessità di una risposta identitaria e cristiana di tipo templare al dilagare delle ideologie mondialiste, sono ormai patrimonio comune degli europei, fra cui il sottoscritto". Ricordiamo che Brevik aveva messo all'indice tutti i partiti italiani nel suo "Manifesto", tranne la Lega. Nel finale stoccata a Giancarlo Galan e ad Alemanno, ovvero a Roma Ladrona.

domenica 17 luglio 2011

RATTUS RATTUS

SETTIMANA DEDICATA AI DISCORSI SUI TOPI...PRIMA MI HANNO DISTRUTTO LA SPIGOLA E POI LE EOLIE!!! DI SEGUITO LE NOTIZIE RIGUARDANTI I DISCORSI CHE MI HANNO FATTO A CENA GIOVEDI E VENERDI....

PRIMA PARLIAMO DEL RATTO NERO:
Questa interessante specie di ratto è quasi sicuramente originaria del subcontinente Indiano, dal quale si è diffusa in tutto il mondo abitato soprattutto viaggiando come clandestino a bordo delle navi (uno dei suoi nomi è proprio "ship rat").
E' un abilissimo arrampicatore e possiede notevoli doti di equilibrismo, per cui tende a colonizzare di preferenza luoghi alti quali fienili, legnaie, soffitte, etc. che spesso raggiunge camminando sui fili della luce e del telefono.Può nidificare anche sugli alberi, e a questo riguardo mostra una spiccata preferenza per i pini marittimi e le palme
La lunghezza del corpo è di 15-22 cm, a cui ne vanno aggiunti altri 18-25 di coda. Il peso raggiunge i 200-220 grammi (Rattus norvegicus, assai più grande, arriva fino a oltre 500 gr.)
Il pelo è folto e morbido, da grigio a nero sul dorso e bianco sul ventre. La coda è uniformemente scura.
Ogni femmina può partorire fino a sei nidiate nel corso della sua vita, che mediamente dura 9-12 mesi. Ogni nidiata può essere costituita da 6-10 piccoli, che raggiungeranno la maturità sessuale nel giro di due-tre mesi.
A causa della sua elevata neofobìa (paura e sospetto per le novità) è uno degli infestanti più difficili da controllare, in quanto mostra sia scarso interesse per le esche topicide, sia una tendenza allarmante ad evitare trappole ed altre insidie.Il Rattus rattus è un noto vettore di pericolosi agenti patogeni per l'uomo, tra i quali figura il famigerato agente della peste Yersinia pestis.
La trasmissione avviene per tramite di una specie di pulce (Xenopsylla cheopis) che, pur essendo un parassita specifico del Ratto nero, non di rado morde l'uomo contagiandolo.
POI DEL BRANZINO O SPIGOLA:
.....Habitat e abitudini - Specie eurialina, capace di vivere sia in mare aperto che in acque salmastre o dolci. La spigola si sposta spesso da uno all'altro di questi habitat, spesso seguendo il flusso delle maree. In mare è presente abitualmente lungo le coste e le praterie di posidonia. In acque salmastre si incontra con maggior frequenza nelle lagune. Spesso la spigola s’inoltra all’interno dei porti od in vicinanza degli scarichi urbani. In acqua dolce preferisce gli ambienti dei fiumi a lenta corrente, dei quali risale il corso anche per molti chilometri. Mentre i soggetti immaturi ed i subadulti della spigola sono gregari, i soggetti adulti di maggiore taglia e quelli senili vivono a coppie o isolati. I branchi di giovani compiono in primavera delle migrazioni trofiche dal mare alle acque salmastre al fine di alimentarsi. Da gennaio a febbraio gli adulti di taglia minore compiono invece migrazioni riproduttive dalle acque dolci e salmastre al mare. Generalmente la spigola ha il suo picco di maggiore attività durante le ore notturne o crepuscolari, ma in particolari condizioni si muove anche durante il giorno, specialmente durante le mareggiate quando le acque sono torbide. Il forte moto ondoso spinge la spigola a mettersi in caccia per predare, a livello delle onde frangenti, tutti quegli organismi che l’erosione mette allo scoperto.

Alimentazione -  In mare la spigola preda molte specie di pesci, come piccole anguille, cefali, latterini, ecc., rientrano nella dieta anche cefalopodi, crostacei, molluschi e vermi policheti. Nelle acque dolci e salmastre, oltre a pesci ed invertebrati, può aggiungere alla sua dieta quei piccoli mammiferi, come arvicole e ratti, che talvolta attraversano gli specchi d’acqua...........
E INFINE RIPOSTO L'ARTICOLO DI REPUBBLICA SU FILICUDI
E A FILICUDI SCOPPIA LA PSICOSI-TOPI. "CI HANNO INVASO, SONO MILIONI"

DI DEL RE PIETRO

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     Sono grossi come conigli, affamati come lupi e sfrontati come corvi. Il problema è che sono tanti, tantissimi. Già, i ratti hanno invaso Filicudi. Il Rattus rattus, come lo chiamano nel latino di Linneo, o più semplicemente ratto nero, s'è moltiplicato a dismisura nell'isola eoliana, proprio alla vigilia delle vacanze estive. «Ce ne saranno milioni», dicono al bar dove si prende l'aperitivo guardando il tramonto, nel porticciolo di Pecorini, drammatizzando una realtà di per sé già abbastanza drammatica. Sostiene l'idraulico Bartolino: «L'altra sera me n'è entrato uno dentro casa: mi sono dovuto difendere con lo scopertone. Sono riuscito ad abbatterlo solo dopo mezz'ora di durissima battaglia». I roditori hanno creato una fobia che va forse al di là della loro reale pericolosità. Del resto, la forza del mito trova linfa in vicende simili a queste: c'è chi giura di averne visti saltare da un albero all'altro, chi è sicuro che portino la peste, chi dice che hanno già attaccato un bebè in fasce. Quanto a noi, più modestamente, abbiamo solo assistito all'insistente appetito di un topo che attratto dal profumo di un piatto di spaghetti con le vongole non ne voleva sapere di tornare nelle frasche da cui si era improvvisamente materializzato. E le autorità competenti? A Fabrizio Acquaro, vicesindaco dell'isola, non risulta nessun aumento della popolazione murina. Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno, da cui amministrativamente dipende Fili-cudi, scarica la colpasull'azienda di derattizzazione cui ha affidato il compito di ripulire l'isola. «Io ho delegato la società Mediterranea Disinfestazioni, diTremestieri Etneo, inprovincia di Catania», spiega Bruno. Ma a Filicudi nessuno li ha visti, i derattizzatori. I quali dicono invece di esserci stati, ma di aver forse sbagliato veleno. Incalzato dagli isolani, il sindaco alza le braccia: «Ho finito i soldi, la Regione Sicilia ha tagliato i fondi, non posso fare più nulla». Che i filicudari si armino dunque di scope e scopettoni. In realtà, vanno a ruba le esche avvelenate. In alcune frazioni sugli scalini che collegano le case tra loro, o nel mezzo delle lenze dove una volta si coltivava la vite, si ammassano i ratti avvelenati. Un'ecatombe che evoca le prime pagine del famoso romanzo di Albert Camus, "La peste", che racconta come un giorno i topi andarono a morire per le strade della placida città algerina di Orano. Memore diquelcapolavoro, c'è chi ieri ha presentato un esposto alla Regione per denunciare un pericolo perla salute pubblica. Sempre l'idraulico Bartolino, nato e cresciuto aFilicudi, si è fatto un'altra idea sull'origine dell'invasione che colpisce la sua isola. Dice: «E colpa delle ricche villeggianti che hanno viziato i nostri gatti con le scatolette di cibo. E quelli, che una volta o mangiavano topi o digiunavano, oggi se ne stanno tranquilli a casa, e non danno più la caccia ai ratti». Le uniche creature che sembrano rallegrarsi di questa abbondanza sono i falchi e le poiane che ormai vedi veleggiare satolli nel cielo dell'isola a ogni ora del giorno. Ma sono ancora troppo pochi per sconfiggere il flagello. Forse, soltanto i gabbiani, che invece sono più numerosi, potranno salvare Filicudi. (ha collaborato Luigi Barrica)

martedì 12 luglio 2011

ECOMARATONA DEL VENTASSO

PUBBLICO QUESTA FOTO IN HOME PAGE XCHE' PENSO CHE QUEL MOSTRO DI "MATTEO PIGONI" SE LA MERITI TUTTA. HA STRAVINTO ANCHE QUEST'ANNO E... NELL'IMMAGINE STA CORRENDO L'ASCESA AL MONTE VENTASSO 55% DI PENDENZA MEDIA.
SE POI AVRETE VOGLIA DI LEGGERVI IL RESOCONTO DELLA 30 KM NN COMPETITIVA CHE ABBIAMO FATTO IO E MICK( NELLA PAGINA SPARVIERI) OPPURE DI GUARDARE ALCUNE FOTO IN FOTOGALLERY....POTRETE PROVARE A RENDERVI CONTO DI CIO' CHE STA FACENDO NELL'IMMAGINE!!!

sabato 9 luglio 2011

NO COMMENT 3


MA DI CHI SARA' QUESTA "COPPA" PROVERBIALE...
VOLA NELLA SEZ. SPARVIERI E GUARDALO MENTRE PARLA

giovedì 7 luglio 2011

DALLA MIA MAIL N° 1531

from Moccolo/Genova
 
G-Gate
Genova 2001 il massacro del G8
di Franco Fracassi e Massimo Lauria

Il film-inchiesta che racconta tutta la verità sul G8 di Genova del 2001

 in edicola da sabato 9 luglio con L'Unità nella collana
Segreti e bugie, prodotta da Telemaco



Il 20 e il 21 luglio del 2001 gli occhi del mondo erano
puntati su Genova. Durante quei giorni la città fu la
capitale del mondo.
G-Gate è un’inchiesta sul G8 del 2001. Racconta
quei due indimenticabili giorni, anche attraverso
le parole di chi li ha vissuti, le speranze dei
manifestanti, i meccanismi che hanno portato alla
violenza indiscriminata da parte delle forze
dell’ordine e di una parte dei dimostranti, gli
interessi politici internazionali intorno a quel vertice.
Da Seattle a Genova, passando per i vertici di Nizza, Praga, Napoli e Göteborg. Un viaggio
attraverso le forze dell’ordine e la catena di comando, nazionale ed internazionale.
A dieci anni di distanza G-Gate racconta tutta la verità sul G8 di Genova.
Una emozionante ricostruzione selezionata tra i finalisti al Premio Ilaria Alpi 2011.  

Guardate il trailer e venite a trovarci su:
http://telemaco-inchieste.blogspot.com/

mercoledì 6 luglio 2011

Le patatine fritte come la droga


Non si riesce a smettere (di mangiarle) L’impulso a mangiare cibi grassi è condizionato da sostanze, presenti nell’intestino, simili alla marijuana

 TRATTO DA :LA STAMPA
MILANO - Mangiare patatine fritte è come fumare marijuana: rende dipendenti. Un gruppo di ricercatori italiani e americani ha scoperto perché i cibi grassi danno così tanta soddisfazione e perché è difficilissimo smettere di mangiarli. Alzi la mano chi,  è in vita sua, è riuscito ad aprire un pacchetto di chips, ne ha assaggiata una sola e si è fermato lì. E se qualcuno si è domandato il perché adesso ha trovato la risposta. Il segreto sta negli endocannabinoidi, sostanze prodotte dall’intestino, chiamate così proprio perché hanno effetti simili ai cannabinoidi, marijuana compresa.

SENSO DELLA FAME - Tutto, però, comincia dalla lingua: quando una sostanza grassa viene ingerita, genera un segnale che viaggia prima verso il cervello e, successivamente , attraverso il nervo vago, arriva all’intestino e stimola la produzione di endocannabinoidi. A loro volta, questi ultimi attivano altre cellule che, attraverso sostanze chimiche, danno via al “desiderio insaziabile” di patatine (nel caso dell’esperimento appena pubblicato sulla rivista Pnas, ma lo stesso meccanismo vale quando si consumano altri cibi ricchi di grassi, soprattutto quelli presenti nel “cibo spazzatura”). Gli endocannabonoidi (in particolare l’anandamide e il 2-arachidonil-sn-glicerolo), in definitiva, interferiscono con la produzione di ormoni che hanno a che fare con il senso della fame e della sazietà e, proprio per questo, giocano, un ruolo importante nella regolazione dell’assunzione di cibi grassi.

L’EVOLUZIONE - «Parlando in termini evolutivi – spiega Daniele Piomelli, direttore del Dipartimento di Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Itt) di Genova e autore dello studio, condotto in collaborazione con l’University of California a Irvine – l’esistenza di questo meccanismo è stata molto importante per l’adattamento e la sopravvivenza dei mammiferi, perché i cibi grassi rappresentano un’importante e primaria fonte di energia. Oggi non è più così sia perché nell’ambiente, in cui viviamo,  abbiamo a disposizione tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno, sia perché lo sforzo fisico, a cui siamo sottoposti, è molto minore rispetto al passato. Ecco perché questo meccanismo, così necessario nel passato, è diventato causa di sovrappeso, obesità e altre patologie come il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori».

NUOVE TERAPIE - Lo studio ha anche dimostrato che, attraverso la somministrazione di un antagonista dei recettori degli endocannabinoidi , il bisogno di ingestione di grassi diminuisce. E spiega, infine,  il risultato di un’altra ricerca, appena pubblicata sul New England, che dimostra come le chips siano l’alimento che più fa ingrassare sul lungo periodo, seguite da altri tipi di patatine, dalle bevande zuccherate, dalla carne non conservata e conservata.

DETTO QUESTO CI ASPETTIAMO DA UN MOMENTO ALL'ALTRO L'ARRESTO DI MCDONALD E MCCAIN E IL SEQUESTRO PREVENTIVO DELLA FRIGGITRICE DI MIA MADRE!!!!!

martedì 5 luglio 2011

La prescrizione non basta

DUE ARTICOLI DALLE NEWS DI OGGI...UN SOLO TITOLO

GUIDO BOFFO/LA STAMPA
Giustizia non sarà fatta, perché persino la revoca dello scudetto del 2006 appare sproporzionata alla ricostruzione del secondo filone di Calciopoli, quale risulta dalla relazione del procuratore federale Stefano Palazzi. Un atto di accusa - nei confronti dell’Inter ma non solo - dal quale non vediamo come il Consiglio federale del prossimo 18 luglio potrà discostarsi.

Ma per una risposta che verrà data, ce ne sono molte altre inevase. Troppe. Palazzi ha tolto il velo all’ipocrisia di Calciopoli capitolo primo, alla miopia di chi condusse quell’inchiesta, alla frettolosità di certe scelte (a cominciare dall’assegnazione dello scudetto contestato). Lo ha fatto sei anni dopo, un’eternità. Ea questo punto nessuno può impedire che uno spettro si aggiri nel calcio italiano. Lo spettro di una prescrizione che riapre lo scandalo. Nella relazione di Palazzi vi sono diversi passaggi duri e uno durissimo. Là dove, a proposito degli assidui rapporti tra Giacinto Facchetti e la classe arbitrale, si delinea «la violazione dell’oggetto protetto dall’articolo 6 del Codice di giustizia sportiva ». Ovvero l’illecito sportivo. Basti ricordare che la Juve venne condannata alla retrocessione in serie B non sulla base dell’articolo 6,ma per una serie di violazioni dell’articolo 1, quello sulla lealtà sportiva. In definitiva, nel suo caso, non potendolo provare, l’illecito si dovette presumere. Cosa sarebbe successo se sei anni fa quelle stesse intercettazioni che ora gettando ombre pesantissime sull’Inter (e non solo) fossero state sbobinate, anziché depennate dall’inchiesta, e coerentemente messe a disposizione dei giudici sportivi? Perché gli inquirenti napoletani le giudicarono irrilevanti?Eammesso che lo fossero ai fini del procedimento penale, come mai non le segnalarono alla procura sportiva?

L’idea di una Calciopoli a senso unico è aberrante. Non allevia le responsabilità di Moggi e soci, questo va detto con chiarezza,ma opera una distinzionemanichea tra buoni e cattivi, tra persecutori e vittime, quando le carte dimostrano che le interferenze sui campionati erano molto più estese. E’ penoso che Facchetti non possa difendersi dall’accusa di «aver voluto assicurare un vantaggio in classifica a favore della società Internazionale FC mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale».Potrà in compenso farlo Moratti, lui stesso coinvolto nel j’accuse di Palazzi. Non rischia più sanzioni, ma siamo convinti che questo non possa bastargli. Tutto si prescrive, tranne i comportamenti. Se lo scudetto del 2006 doveva essere il vessillo dell’eticità, requisito formulato dai tre saggi che sostennero Guido Rossi nella riassegnazione, all’improvviso rischia di diventare l’emblema di un’ingiustizia sommaria.

SPUNTA NORMA PRO-FININVEST:E' SCONTRO (DA IL SOLE 24ORE)

Alla fine la norma tanto attesa (o temuta) spunta per davvero. Annidate tra le pieghe del testo della manovra inviato al Quirinale trovano spazio anche poche righe inserite alla fine dell'articolo dedicato alle misure sulla giustizia. Poche ma micidiali. Per gli effetti politici e per l'(ovvia) coda di polemiche che si tirano dietro.
Sino a potere compromettere la firma del capo dello Stato al provvedimento. Perché intervenire a gamba tesa nella causa sul Lodo Mondadori, con i giudici vicini alla sentenza, attesa per il fine settimana, dopo che in primo grado Fininvest è stata condannata a pagare 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, significa, anche, complicare gravemente il percorso della manovra.
Due piccole modifiche al Codice di procedura civile per stabilire che quella che sino ad adesso è una semplice facoltà del giudice, sospendere l'esecuzione di una sentenza di condanna in attesa del verdetto del grado di giudizio successivo diventa un obbligo. Un vincolo cui il giudice non si può sottrarre quando la condanna riguarda, in primo grado, somme superiori a 10 milioni di euro e, in appello, a 20 milioni. Paletti che il maxirisarcimento a carico del gruppo di Silvio Berlusconi, che più volte negli ultimi tempi si era detto preoccupato per la vicenda, supera ampiamente.
Insomma, se anche la sentenza di secondo grado confermasse la condanna nella proporzione tanto temuta dal premier, l'effetto per Fininvest sarebbe nullo. Basterebbe infatti la presentazione di una cauzione, questa la condizione cui è sottoposto il congelamento delle pronuncie, per sterilizzare l'impatto della sanzione. Almeno fino al momento del successivo verdetto della Cassazione.
Che una misura di questo tenore rientrasse nell'ordine delle possibilità era opinione diffusa. Ma nel testo della manovra la disposizione ha poi trovato posto solo all'ultimo momento (come ha anticipato il sito online del Sole 24 Ore). Perché nella versione approvata in Consiglio dei ministri e poi circolata anche nelle redazioni la disposizione era del tutto assente. O meglio era previsto un intervento sul medesimo tema ma di significato del tutto opposto, senza dubbio più coerente con l'impianto della manovra e, segnatamente, delle misure sulla giustizia. Veniva infatti introdotta una sanzione pecuniaria, fino a 10mila euro, per le richieste di sospensione dell'esecuzione delle sentenze manifestamente infondate. Una misura indirizzata a colpire le condotte puramente dilatorie secondo una 'filosofia' che già ha caratterizzato precedenti misure assunte dal Governo.
Laconico Carlo De Benedetti. Intercettato in Bocconi a margine di un convegno sulle liberalizzazioni si limita a un «ho sentito» per prendere poi il largo. Durissime invece le reazioni del Pd. Con il segretario Pierluigi Bersani che attacca, «se una cosa del genere fosse confermata sarebbe la prova che per tutti gli italiani la manovra sarà un problema e per il presidente Berlusconi una soluzione. Voglio credere che non si insulti il Parlamento trasmettendogli una norma del genere». Mentre il presidente Rosy Bindi evidenzia la nuova prova del conflitto d'interessi che soffoca il Paese, il presidente dell'Anm Luca Palamara giudica la misura come «iniqua e incostituzionale» e del tutto scollegata dal contesto delle misure urgenti sul processo civile. Timida la reazione della maggioranza affidate ad Enrico Costa capogruppo Pdl alla Camera in commissione Giustizia: «In un momento di difficoltà economica abbiamo provato a contemperare le esigenze del creditore con quelle del debitore».

sabato 2 luglio 2011

WAR

Edwin Starr, all'anagrafe Charles Edwin Hatcher (1942/2003), era un cantante statunitense
noto per varie hit soul degli anni settanta, la più celebre delle quali è War.

Biografia

Dopo la nascita, nel a Nashville, si trasferì presto a Cleveland, in Ohio, dove crebbe insieme ai cugini Roger et Willie Hatcher, anche loro cantanti soul.
Nel 57 formò un gruppo doo-wop, The Future Tones, e cominciò la sua carriera di cantante.
Negli anni sessanta visse a Detroit, incidendo inizialmente per una piccola casa discografica, la Ric-Tic, successivamente per la più famosa Motown, quando questa assorbì la prima nel 68.
Il suo primo successo risale al 1965: si tratta di Agent Double'O'Soul, sicuramente ispirato ai film di James Bond, in voga in quel periodo.
È del 1968 il primo successo di rilevanza internazionale: 25 miles ancora spesso suonato da radio oldies
Sicuramente la canzone per il quale è ricordato è War, del 1970. Si tratta di un pezzo di protesta contro la guerra del Vietnam, e l'interpretazione di Starr (tra l'altro il singolo venne registrato praticamente in presa diretta, a detta del cantante per gli esigui tempi di registrazione concessi dallo studio) fornisce alla canzone una intensità del tutto sconosciuta alla precedente versione incisa dal gruppo dei Temptations, facendone una pietra miliare tra gli inni pacifisti e oltrepassando le generazioni a cui era destinata. È infatti spesso campionata come base di canzoni hip hop o inserita quale colonna sonora in vari film.
Nel 1973 Starr si trasferì in Inghilterra, continuando per tutti gli anni '70 a registrare soul music. Da ricordare in questo periodo Hell Up In Harlem composta per l'omonimo film del 1974.
Nel 1979 riuscì di nuovo a rientrare nelle hit parade con un paio di canzoni disco, intitolate (Eye-To-Eye) Contact e H.A.P.P.Y. Radio.
Morì nel 2003 per un attacco cardiaco nella sua casa a Beeston, vicino NottinghamWar è la più famose tra le canzoni di Edwin Starr. Tipica canzone anti guerra del Vietnam fu scritta nel 1969 da Norman Whitfield e Barrett Strong per la Motown ed inizialmente “affidata” ai Temptations. Poi, a grande richiesta, incisa come singolo da Edwin Starr nel 1970.

Il testo di War e dopo la traduzione:

War
What is it good for
Absolutely nothing
War
What is it good for
Absolutely nothing
War is something that I despise
For it means destruction of innocent lives
For it means tears in thousands of mothers’ eyes
When their sons go out to fight to give their lives
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
War is the enemy of all mankind
The thought of war blows my mind
Handed down from generation to generation
Induction destruction
Who wants to die
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War has shattered many young men’s dreams
Made them disabled bitter and mean
Life is too precious to be fighting
wars
each day
War can’t give life it can only take it away
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
Peace love and understanding
There must be some place for these things today
They say we must fight to keep our freedom
But Lord there’s gotta be a better way
That’s better than
War
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
Il testo tradotto via www.antiwarsongs.org
LA GUERRA
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra è qualcosa che disprezzo
perché significa distruggere vite innocenti
perché significa lacrime negli occhi di migliaia di madri
quando i loro figli vanno a combattere per dar la loro vita
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
il pensiero della guerra mi fa esplodere la testa
passato di generazione in generazione
induzione distruzione
chi vuole morire
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra ha mandato in pezzi i sogni di tanti giovani
li ha resi invalidi, amareggiati e malvagi,
la Vita è troppo preziosa per combattere
guerre
ogni giorno
la guerra non porta la vita, la porta solo via
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
pace amore e comprensione
ci dev’essere spazio, oggi, per queste cose
dicono che si deve combattere per preservare la libertà
ma, perdio, ci dev’essere un modo migliore
migliore
della guerra
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla