domenica 17 luglio 2011

RATTUS RATTUS

SETTIMANA DEDICATA AI DISCORSI SUI TOPI...PRIMA MI HANNO DISTRUTTO LA SPIGOLA E POI LE EOLIE!!! DI SEGUITO LE NOTIZIE RIGUARDANTI I DISCORSI CHE MI HANNO FATTO A CENA GIOVEDI E VENERDI....

PRIMA PARLIAMO DEL RATTO NERO:
Questa interessante specie di ratto è quasi sicuramente originaria del subcontinente Indiano, dal quale si è diffusa in tutto il mondo abitato soprattutto viaggiando come clandestino a bordo delle navi (uno dei suoi nomi è proprio "ship rat").
E' un abilissimo arrampicatore e possiede notevoli doti di equilibrismo, per cui tende a colonizzare di preferenza luoghi alti quali fienili, legnaie, soffitte, etc. che spesso raggiunge camminando sui fili della luce e del telefono.Può nidificare anche sugli alberi, e a questo riguardo mostra una spiccata preferenza per i pini marittimi e le palme
La lunghezza del corpo è di 15-22 cm, a cui ne vanno aggiunti altri 18-25 di coda. Il peso raggiunge i 200-220 grammi (Rattus norvegicus, assai più grande, arriva fino a oltre 500 gr.)
Il pelo è folto e morbido, da grigio a nero sul dorso e bianco sul ventre. La coda è uniformemente scura.
Ogni femmina può partorire fino a sei nidiate nel corso della sua vita, che mediamente dura 9-12 mesi. Ogni nidiata può essere costituita da 6-10 piccoli, che raggiungeranno la maturità sessuale nel giro di due-tre mesi.
A causa della sua elevata neofobìa (paura e sospetto per le novità) è uno degli infestanti più difficili da controllare, in quanto mostra sia scarso interesse per le esche topicide, sia una tendenza allarmante ad evitare trappole ed altre insidie.Il Rattus rattus è un noto vettore di pericolosi agenti patogeni per l'uomo, tra i quali figura il famigerato agente della peste Yersinia pestis.
La trasmissione avviene per tramite di una specie di pulce (Xenopsylla cheopis) che, pur essendo un parassita specifico del Ratto nero, non di rado morde l'uomo contagiandolo.
POI DEL BRANZINO O SPIGOLA:
.....Habitat e abitudini - Specie eurialina, capace di vivere sia in mare aperto che in acque salmastre o dolci. La spigola si sposta spesso da uno all'altro di questi habitat, spesso seguendo il flusso delle maree. In mare è presente abitualmente lungo le coste e le praterie di posidonia. In acque salmastre si incontra con maggior frequenza nelle lagune. Spesso la spigola s’inoltra all’interno dei porti od in vicinanza degli scarichi urbani. In acqua dolce preferisce gli ambienti dei fiumi a lenta corrente, dei quali risale il corso anche per molti chilometri. Mentre i soggetti immaturi ed i subadulti della spigola sono gregari, i soggetti adulti di maggiore taglia e quelli senili vivono a coppie o isolati. I branchi di giovani compiono in primavera delle migrazioni trofiche dal mare alle acque salmastre al fine di alimentarsi. Da gennaio a febbraio gli adulti di taglia minore compiono invece migrazioni riproduttive dalle acque dolci e salmastre al mare. Generalmente la spigola ha il suo picco di maggiore attività durante le ore notturne o crepuscolari, ma in particolari condizioni si muove anche durante il giorno, specialmente durante le mareggiate quando le acque sono torbide. Il forte moto ondoso spinge la spigola a mettersi in caccia per predare, a livello delle onde frangenti, tutti quegli organismi che l’erosione mette allo scoperto.

Alimentazione -  In mare la spigola preda molte specie di pesci, come piccole anguille, cefali, latterini, ecc., rientrano nella dieta anche cefalopodi, crostacei, molluschi e vermi policheti. Nelle acque dolci e salmastre, oltre a pesci ed invertebrati, può aggiungere alla sua dieta quei piccoli mammiferi, come arvicole e ratti, che talvolta attraversano gli specchi d’acqua...........
E INFINE RIPOSTO L'ARTICOLO DI REPUBBLICA SU FILICUDI
E A FILICUDI SCOPPIA LA PSICOSI-TOPI. "CI HANNO INVASO, SONO MILIONI"

DI DEL RE PIETRO

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     Sono grossi come conigli, affamati come lupi e sfrontati come corvi. Il problema è che sono tanti, tantissimi. Già, i ratti hanno invaso Filicudi. Il Rattus rattus, come lo chiamano nel latino di Linneo, o più semplicemente ratto nero, s'è moltiplicato a dismisura nell'isola eoliana, proprio alla vigilia delle vacanze estive. «Ce ne saranno milioni», dicono al bar dove si prende l'aperitivo guardando il tramonto, nel porticciolo di Pecorini, drammatizzando una realtà di per sé già abbastanza drammatica. Sostiene l'idraulico Bartolino: «L'altra sera me n'è entrato uno dentro casa: mi sono dovuto difendere con lo scopertone. Sono riuscito ad abbatterlo solo dopo mezz'ora di durissima battaglia». I roditori hanno creato una fobia che va forse al di là della loro reale pericolosità. Del resto, la forza del mito trova linfa in vicende simili a queste: c'è chi giura di averne visti saltare da un albero all'altro, chi è sicuro che portino la peste, chi dice che hanno già attaccato un bebè in fasce. Quanto a noi, più modestamente, abbiamo solo assistito all'insistente appetito di un topo che attratto dal profumo di un piatto di spaghetti con le vongole non ne voleva sapere di tornare nelle frasche da cui si era improvvisamente materializzato. E le autorità competenti? A Fabrizio Acquaro, vicesindaco dell'isola, non risulta nessun aumento della popolazione murina. Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno, da cui amministrativamente dipende Fili-cudi, scarica la colpasull'azienda di derattizzazione cui ha affidato il compito di ripulire l'isola. «Io ho delegato la società Mediterranea Disinfestazioni, diTremestieri Etneo, inprovincia di Catania», spiega Bruno. Ma a Filicudi nessuno li ha visti, i derattizzatori. I quali dicono invece di esserci stati, ma di aver forse sbagliato veleno. Incalzato dagli isolani, il sindaco alza le braccia: «Ho finito i soldi, la Regione Sicilia ha tagliato i fondi, non posso fare più nulla». Che i filicudari si armino dunque di scope e scopettoni. In realtà, vanno a ruba le esche avvelenate. In alcune frazioni sugli scalini che collegano le case tra loro, o nel mezzo delle lenze dove una volta si coltivava la vite, si ammassano i ratti avvelenati. Un'ecatombe che evoca le prime pagine del famoso romanzo di Albert Camus, "La peste", che racconta come un giorno i topi andarono a morire per le strade della placida città algerina di Orano. Memore diquelcapolavoro, c'è chi ieri ha presentato un esposto alla Regione per denunciare un pericolo perla salute pubblica. Sempre l'idraulico Bartolino, nato e cresciuto aFilicudi, si è fatto un'altra idea sull'origine dell'invasione che colpisce la sua isola. Dice: «E colpa delle ricche villeggianti che hanno viziato i nostri gatti con le scatolette di cibo. E quelli, che una volta o mangiavano topi o digiunavano, oggi se ne stanno tranquilli a casa, e non danno più la caccia ai ratti». Le uniche creature che sembrano rallegrarsi di questa abbondanza sono i falchi e le poiane che ormai vedi veleggiare satolli nel cielo dell'isola a ogni ora del giorno. Ma sono ancora troppo pochi per sconfiggere il flagello. Forse, soltanto i gabbiani, che invece sono più numerosi, potranno salvare Filicudi. (ha collaborato Luigi Barrica)

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