mercoledì 9 novembre 2011

Moncler abbaia ma non morde più

SOLO 2 TRA GLI INNUMEREVOLI CUT&PAST CHE SI POTEVANO FARE OGGI....E IL TITOLO E' IN REALTA' LA DIDA ORIGINALE DELLA FOTO
Sequestro preventivo: il caso Moncler
A cura della redazione di CELLULAREMAGAZINE 09 novembre 2011
nuovamente on-line i siti preventivamente oscurati dal tribunale di Padova Sono stati nuovamente messi on-line i siti oscurati dal tribunale di Padova a causa dell’esposto effettuato da Moncler. L’azienda aveva infatti fornito un elenco di siti contenenti la parola Moncler (molti fraudolenti, ma alcuni assolutamente legittimi) che erano stati bloccati preventivamente in attesa di giudizio. Ieri finalmente lo sblocco da parte del tribunale del riesame che ha giustamente sancito come un provvedimento del genere sia da affettuarsi solo in casi estremi. "Se passa l’idea che basti il nome di un’azienda nell’indirizzo del sito per farlo oscurare, allora è il tramonto della libertà d’espressione", aveva dichiarato il legale specializzato in diritto penale Fulvio Sarzana a La Repubblica. "È la premessa alla censura, in massa, di siti che contengono opinioni sgradite ad aziende o politici".
 
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Sequestro preventivo dei siti: vittoria del diritto su Moncler 09:20 - 7 novembre 2011 di Dario d'Elia
I 493 siti oscurati dal Tribunale di Padova per il caso Moncler sono stati dissequestrati. Al riesame il giudice ha riconosciuto l'esorbitanza del sequestro preventivo rispetto alla concreta acquisizione di elementi fattuali. Vittoria per i provider e il diritto. Il sequestro preventivo dei siti Web in Italia è consentito, ma d'ora in poi le parti lese dovranno giustificare concretamente le condotte illegali: questo di fatto l'epilogo del caso Moncler. Come avevamo anticipato a inizio mese (I provider contro Moncler per gli oscuramenti online), il Tribunale del riesame di Padova era stato chiamato a esprimersi sul caso Moncler. 493 siti il cui dominio conteneva il termine "moncler" da fine settembre non erano più accessibili online per un sequestro preventivo correlato a presunte attività di vendita di merce contraffatta. "Se passa l’idea che basta il nome di un’azienda nell’indirizzo del sito per farlo oscurare, allora è il tramonto della libertà d’espressione", aveva spiegato il legale specializzato in diritto penale dell’informatica Fulvio Sarzana a La Repubblica. "È la premessa alla censura, in massa, di siti che contengono opinioni sgradite ad aziende o politici".
Come se non bastasse erano stati "spenti" anche siti estranei alla vicenda, ma colpevoli di chiamarsi in modo sbagliato. Venerdì scorso però il Tribunale del riesame di Padova ha ristabilito i principi democratici dissequestrando i 493 siti.
"Il provvedimento impugnato tende effettivamente a connotarsi per esorbitanza rispetto alla concreta acquisizione di elementi fattuali che consentano di evidenziare, chiaramente, acclarate condotte di contraffazione di capi con marchi Moncler", si legge nella sentenza. In pratica il giudice ha confermato che lo strumento del sequestro preventivo, proprio perché stabilito prima di un processo, andrebbe usato con oculatezza e quindi accompagnato da solide prove e motivazioni. Non basterà più fornire una lista di domini, in molti casi anche privi dei siti correlati, ma potenzialmente pericolosi solo perché si chiamano in un modo errato. Non da meno l'oscuramento IP selvaggio, che non bada ai sotto-domini estranei a ogni questione.

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