sabato 4 dicembre 2010

wikileaksnews

WikiLeaks.ch: il portale rimane a galla grazie alla Svizzera


Pubblicato da Diego in Internet, Sicurezza Informatica. Sabato, 4 Dicembre 2010.

WikiLeaks rimane in vita grazie allo stato neutrale per eccellenza ossia la Svizzera: da WikiLeaks.org ormai definitivamente chiuso e bandito, si segnala l’apertura di WikiLeaks.ch che porta tutta l’ingente e scottante documentazione su server elevetici aggirando così le ultime difficoltà. La società americana EveryDNS.net aveva infatti seguito gli ordini internazionali e aveva bannato il portale e la stessa Amazon aveva chiuso le porte dei propri server. Sintomo che anche se forse le ultime informazioni diffuse non erano così sconvolgenti, quelle passate e soprattutto quelle ancora inedite preoccupano molto le nazioni.

WIKILEAKS: ASSANGE, FILE CONSEGNATI A 100MILA PERSONE
(AGI) Londra - L'archivio dei documenti di Wikileaks e' stato consegnato in forma criptata a 100mila persone in diversi Paesi. Lo ha detto Julian Assange, rispondendo alle domandei dei lettori del Guardian. "Se succede qualcosa a noi e non dovessimo essere piu' raggiungibili - ha spiegato il fondatore di Wikileaks - una chiave elettronica verrebbe inviata via web e i file sarebbero resi leggibili. La storia vincera'.
Riusciremo a sopravvivere? Dipende da voi", conclude Assange.

Assange: Amazon Codardi e Bugiardi + Video Bunker Svedese


Amazon è il gestore dei server che fino a poco tempo fa garantivono l’host al servizio no-profit di Assange sotto domimio wikileaks.org.

Le evidenti ripercursioni che in questi giorni stanno avendo le notizie dei files di Wikileak, evidentemente non sono piaciute agli Usa e neanche a Amazon.
“Codardi“: Julian Assange bolla con quest’aggettivo Amazon, colpevole di aver estromesso dai propri server Wikileaks ipotizzando in una nota una violazione delle proprie regole di comportamento.
“Il comunicato stampa di Amazon non è compatibile con i fatti di pubblico dominio. E’ una cosa da codardi, una bugia”. Wikileaks è stato poi “sfrattato” anche da Tableau Software, il sito è rimasto oscurato per sei ore prima di ricomparire con un nuovo dominio svizzero, wikileaks.ch.
La scelta di andare su Amazon, ha spiegato Assange rispondendo in chat alle domande dei lettori del Guardian, fu fatta per testare la libertà di stampa negli Stati Uniti.
L’astuzia di Assange, però, si comprende molto bene da quello che chiarisce poco dopo sempre in chat:
“Dal 2007″, ha affermato, “ci siamo deliberatamente piazzati su diversi server in luoghi che ritenevamo deficitari quanto a libertà di espressione, soprattutto per quel che riguarda la differenza tra la retorica e la realtà. Amazon era uno di questi”.
Negli scorsi giorni infatti il sito si era trasferito su server svizzeri, a causa anche degli incessanti attacchi DdoS al portale(arrivati fino a 10 Gigabits per second!).
Amazon risponde che gli evidenti attacchi stavano compromettendo l’infrastruttura dei server ma i collaboratori di Wikileaks rispondono su Twitter cosi:
“Se Amazon è così a disagio con il Primo Emendamento dovrebbero uscire dal mercato della vendita dei libri“, ha stoccato WikiLeaks via Twitter.
Il primo emendamento riguarda appunto la libertà di stampa negli USA.

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