PUBBLICO QUESTA FOTO IN HOME PAGE XCHE' PENSO CHE QUEL MOSTRO DI "MATTEO PIGONI" SE LA MERITI TUTTA. HA STRAVINTO ANCHE QUEST'ANNO E... NELL'IMMAGINE STA CORRENDO L'ASCESA AL MONTE VENTASSO 55% DI PENDENZA MEDIA.
SE POI AVRETE VOGLIA DI LEGGERVI IL RESOCONTO DELLA 30 KM NN COMPETITIVA CHE ABBIAMO FATTO IO E MICK( NELLA PAGINA SPARVIERI) OPPURE DI GUARDARE ALCUNE FOTO IN FOTOGALLERY....POTRETE PROVARE A RENDERVI CONTO DI CIO' CHE STA FACENDO NELL'IMMAGINE!!!
martedì 12 luglio 2011
sabato 9 luglio 2011
giovedì 7 luglio 2011
DALLA MIA MAIL N° 1531
from Moccolo/Genova
G-Gate
Genova 2001 il massacro del G8
di Franco Fracassi e Massimo Lauria
Il film-inchiesta che racconta tutta la verità sul G8 di Genova del 2001
in edicola da sabato 9 luglio con L'Unità nella collana
Segreti e bugie, prodotta da Telemaco.
Il 20 e il 21 luglio del 2001 gli occhi del mondo erano
puntati su Genova. Durante quei giorni la città fu la
capitale del mondo.
G-Gate è un’inchiesta sul G8 del 2001. Racconta
quei due indimenticabili giorni, anche attraverso
le parole di chi li ha vissuti, le speranze dei
manifestanti, i meccanismi che hanno portato alla
violenza indiscriminata da parte delle forze
dell’ordine e di una parte dei dimostranti, gli
interessi politici internazionali intorno a quel vertice.
Da Seattle a Genova, passando per i vertici di Nizza, Praga, Napoli e Göteborg. Un viaggio
attraverso le forze dell’ordine e la catena di comando, nazionale ed internazionale.
A dieci anni di distanza G-Gate racconta tutta la verità sul G8 di Genova.
puntati su Genova. Durante quei giorni la città fu la
capitale del mondo.
G-Gate è un’inchiesta sul G8 del 2001. Racconta
quei due indimenticabili giorni, anche attraverso
le parole di chi li ha vissuti, le speranze dei
manifestanti, i meccanismi che hanno portato alla
violenza indiscriminata da parte delle forze
dell’ordine e di una parte dei dimostranti, gli
interessi politici internazionali intorno a quel vertice.
Da Seattle a Genova, passando per i vertici di Nizza, Praga, Napoli e Göteborg. Un viaggio
attraverso le forze dell’ordine e la catena di comando, nazionale ed internazionale.
A dieci anni di distanza G-Gate racconta tutta la verità sul G8 di Genova.
Una emozionante ricostruzione selezionata tra i finalisti al Premio Ilaria Alpi 2011.
mercoledì 6 luglio 2011
Le patatine fritte come la droga
Non si riesce a smettere (di mangiarle) L’impulso a mangiare cibi grassi è condizionato da sostanze, presenti nell’intestino, simili alla marijuana
TRATTO DA :LA STAMPA
MILANO - Mangiare patatine fritte è come fumare marijuana: rende dipendenti. Un gruppo di ricercatori italiani e americani ha scoperto perché i cibi grassi danno così tanta soddisfazione e perché è difficilissimo smettere di mangiarli. Alzi la mano chi, è in vita sua, è riuscito ad aprire un pacchetto di chips, ne ha assaggiata una sola e si è fermato lì. E se qualcuno si è domandato il perché adesso ha trovato la risposta. Il segreto sta negli endocannabinoidi, sostanze prodotte dall’intestino, chiamate così proprio perché hanno effetti simili ai cannabinoidi, marijuana compresa.
SENSO DELLA FAME - Tutto, però, comincia dalla lingua: quando una sostanza grassa viene ingerita, genera un segnale che viaggia prima verso il cervello e, successivamente , attraverso il nervo vago, arriva all’intestino e stimola la produzione di endocannabinoidi. A loro volta, questi ultimi attivano altre cellule che, attraverso sostanze chimiche, danno via al “desiderio insaziabile” di patatine (nel caso dell’esperimento appena pubblicato sulla rivista Pnas, ma lo stesso meccanismo vale quando si consumano altri cibi ricchi di grassi, soprattutto quelli presenti nel “cibo spazzatura”). Gli endocannabonoidi (in particolare l’anandamide e il 2-arachidonil-sn-glicerolo), in definitiva, interferiscono con la produzione di ormoni che hanno a che fare con il senso della fame e della sazietà e, proprio per questo, giocano, un ruolo importante nella regolazione dell’assunzione di cibi grassi.
L’EVOLUZIONE - «Parlando in termini evolutivi – spiega Daniele Piomelli, direttore del Dipartimento di Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Itt) di Genova e autore dello studio, condotto in collaborazione con l’University of California a Irvine – l’esistenza di questo meccanismo è stata molto importante per l’adattamento e la sopravvivenza dei mammiferi, perché i cibi grassi rappresentano un’importante e primaria fonte di energia. Oggi non è più così sia perché nell’ambiente, in cui viviamo, abbiamo a disposizione tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno, sia perché lo sforzo fisico, a cui siamo sottoposti, è molto minore rispetto al passato. Ecco perché questo meccanismo, così necessario nel passato, è diventato causa di sovrappeso, obesità e altre patologie come il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori».
NUOVE TERAPIE - Lo studio ha anche dimostrato che, attraverso la somministrazione di un antagonista dei recettori degli endocannabinoidi , il bisogno di ingestione di grassi diminuisce. E spiega, infine, il risultato di un’altra ricerca, appena pubblicata sul New England, che dimostra come le chips siano l’alimento che più fa ingrassare sul lungo periodo, seguite da altri tipi di patatine, dalle bevande zuccherate, dalla carne non conservata e conservata.
DETTO QUESTO CI ASPETTIAMO DA UN MOMENTO ALL'ALTRO L'ARRESTO DI MCDONALD E MCCAIN E IL SEQUESTRO PREVENTIVO DELLA FRIGGITRICE DI MIA MADRE!!!!!
martedì 5 luglio 2011
La prescrizione non basta
DUE ARTICOLI DALLE NEWS DI OGGI...UN SOLO TITOLO
GUIDO BOFFO/LA STAMPA
Giustizia non sarà fatta, perché persino la revoca dello scudetto del 2006 appare sproporzionata alla ricostruzione del secondo filone di Calciopoli, quale risulta dalla relazione del procuratore federale Stefano Palazzi. Un atto di accusa - nei confronti dell’Inter ma non solo - dal quale non vediamo come il Consiglio federale del prossimo 18 luglio potrà discostarsi.
Ma per una risposta che verrà data, ce ne sono molte altre inevase. Troppe. Palazzi ha tolto il velo all’ipocrisia di Calciopoli capitolo primo, alla miopia di chi condusse quell’inchiesta, alla frettolosità di certe scelte (a cominciare dall’assegnazione dello scudetto contestato). Lo ha fatto sei anni dopo, un’eternità. Ea questo punto nessuno può impedire che uno spettro si aggiri nel calcio italiano. Lo spettro di una prescrizione che riapre lo scandalo. Nella relazione di Palazzi vi sono diversi passaggi duri e uno durissimo. Là dove, a proposito degli assidui rapporti tra Giacinto Facchetti e la classe arbitrale, si delinea «la violazione dell’oggetto protetto dall’articolo 6 del Codice di giustizia sportiva ». Ovvero l’illecito sportivo. Basti ricordare che la Juve venne condannata alla retrocessione in serie B non sulla base dell’articolo 6,ma per una serie di violazioni dell’articolo 1, quello sulla lealtà sportiva. In definitiva, nel suo caso, non potendolo provare, l’illecito si dovette presumere. Cosa sarebbe successo se sei anni fa quelle stesse intercettazioni che ora gettando ombre pesantissime sull’Inter (e non solo) fossero state sbobinate, anziché depennate dall’inchiesta, e coerentemente messe a disposizione dei giudici sportivi? Perché gli inquirenti napoletani le giudicarono irrilevanti?Eammesso che lo fossero ai fini del procedimento penale, come mai non le segnalarono alla procura sportiva?
L’idea di una Calciopoli a senso unico è aberrante. Non allevia le responsabilità di Moggi e soci, questo va detto con chiarezza,ma opera una distinzionemanichea tra buoni e cattivi, tra persecutori e vittime, quando le carte dimostrano che le interferenze sui campionati erano molto più estese. E’ penoso che Facchetti non possa difendersi dall’accusa di «aver voluto assicurare un vantaggio in classifica a favore della società Internazionale FC mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale».Potrà in compenso farlo Moratti, lui stesso coinvolto nel j’accuse di Palazzi. Non rischia più sanzioni, ma siamo convinti che questo non possa bastargli. Tutto si prescrive, tranne i comportamenti. Se lo scudetto del 2006 doveva essere il vessillo dell’eticità, requisito formulato dai tre saggi che sostennero Guido Rossi nella riassegnazione, all’improvviso rischia di diventare l’emblema di un’ingiustizia sommaria.
SPUNTA NORMA PRO-FININVEST:E' SCONTRO (DA IL SOLE 24ORE)
Alla fine la norma tanto attesa (o temuta) spunta per davvero. Annidate tra le pieghe del testo della manovra inviato al Quirinale trovano spazio anche poche righe inserite alla fine dell'articolo dedicato alle misure sulla giustizia. Poche ma micidiali. Per gli effetti politici e per l'(ovvia) coda di polemiche che si tirano dietro.
Sino a potere compromettere la firma del capo dello Stato al provvedimento. Perché intervenire a gamba tesa nella causa sul Lodo Mondadori, con i giudici vicini alla sentenza, attesa per il fine settimana, dopo che in primo grado Fininvest è stata condannata a pagare 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, significa, anche, complicare gravemente il percorso della manovra.
Due piccole modifiche al Codice di procedura civile per stabilire che quella che sino ad adesso è una semplice facoltà del giudice, sospendere l'esecuzione di una sentenza di condanna in attesa del verdetto del grado di giudizio successivo diventa un obbligo. Un vincolo cui il giudice non si può sottrarre quando la condanna riguarda, in primo grado, somme superiori a 10 milioni di euro e, in appello, a 20 milioni. Paletti che il maxirisarcimento a carico del gruppo di Silvio Berlusconi, che più volte negli ultimi tempi si era detto preoccupato per la vicenda, supera ampiamente.
Insomma, se anche la sentenza di secondo grado confermasse la condanna nella proporzione tanto temuta dal premier, l'effetto per Fininvest sarebbe nullo. Basterebbe infatti la presentazione di una cauzione, questa la condizione cui è sottoposto il congelamento delle pronuncie, per sterilizzare l'impatto della sanzione. Almeno fino al momento del successivo verdetto della Cassazione.
Che una misura di questo tenore rientrasse nell'ordine delle possibilità era opinione diffusa. Ma nel testo della manovra la disposizione ha poi trovato posto solo all'ultimo momento (come ha anticipato il sito online del Sole 24 Ore). Perché nella versione approvata in Consiglio dei ministri e poi circolata anche nelle redazioni la disposizione era del tutto assente. O meglio era previsto un intervento sul medesimo tema ma di significato del tutto opposto, senza dubbio più coerente con l'impianto della manovra e, segnatamente, delle misure sulla giustizia. Veniva infatti introdotta una sanzione pecuniaria, fino a 10mila euro, per le richieste di sospensione dell'esecuzione delle sentenze manifestamente infondate. Una misura indirizzata a colpire le condotte puramente dilatorie secondo una 'filosofia' che già ha caratterizzato precedenti misure assunte dal Governo.
Laconico Carlo De Benedetti. Intercettato in Bocconi a margine di un convegno sulle liberalizzazioni si limita a un «ho sentito» per prendere poi il largo. Durissime invece le reazioni del Pd. Con il segretario Pierluigi Bersani che attacca, «se una cosa del genere fosse confermata sarebbe la prova che per tutti gli italiani la manovra sarà un problema e per il presidente Berlusconi una soluzione. Voglio credere che non si insulti il Parlamento trasmettendogli una norma del genere». Mentre il presidente Rosy Bindi evidenzia la nuova prova del conflitto d'interessi che soffoca il Paese, il presidente dell'Anm Luca Palamara giudica la misura come «iniqua e incostituzionale» e del tutto scollegata dal contesto delle misure urgenti sul processo civile. Timida la reazione della maggioranza affidate ad Enrico Costa capogruppo Pdl alla Camera in commissione Giustizia: «In un momento di difficoltà economica abbiamo provato a contemperare le esigenze del creditore con quelle del debitore».
GUIDO BOFFO/LA STAMPA
Giustizia non sarà fatta, perché persino la revoca dello scudetto del 2006 appare sproporzionata alla ricostruzione del secondo filone di Calciopoli, quale risulta dalla relazione del procuratore federale Stefano Palazzi. Un atto di accusa - nei confronti dell’Inter ma non solo - dal quale non vediamo come il Consiglio federale del prossimo 18 luglio potrà discostarsi.
Ma per una risposta che verrà data, ce ne sono molte altre inevase. Troppe. Palazzi ha tolto il velo all’ipocrisia di Calciopoli capitolo primo, alla miopia di chi condusse quell’inchiesta, alla frettolosità di certe scelte (a cominciare dall’assegnazione dello scudetto contestato). Lo ha fatto sei anni dopo, un’eternità. Ea questo punto nessuno può impedire che uno spettro si aggiri nel calcio italiano. Lo spettro di una prescrizione che riapre lo scandalo. Nella relazione di Palazzi vi sono diversi passaggi duri e uno durissimo. Là dove, a proposito degli assidui rapporti tra Giacinto Facchetti e la classe arbitrale, si delinea «la violazione dell’oggetto protetto dall’articolo 6 del Codice di giustizia sportiva ». Ovvero l’illecito sportivo. Basti ricordare che la Juve venne condannata alla retrocessione in serie B non sulla base dell’articolo 6,ma per una serie di violazioni dell’articolo 1, quello sulla lealtà sportiva. In definitiva, nel suo caso, non potendolo provare, l’illecito si dovette presumere. Cosa sarebbe successo se sei anni fa quelle stesse intercettazioni che ora gettando ombre pesantissime sull’Inter (e non solo) fossero state sbobinate, anziché depennate dall’inchiesta, e coerentemente messe a disposizione dei giudici sportivi? Perché gli inquirenti napoletani le giudicarono irrilevanti?Eammesso che lo fossero ai fini del procedimento penale, come mai non le segnalarono alla procura sportiva?
L’idea di una Calciopoli a senso unico è aberrante. Non allevia le responsabilità di Moggi e soci, questo va detto con chiarezza,ma opera una distinzionemanichea tra buoni e cattivi, tra persecutori e vittime, quando le carte dimostrano che le interferenze sui campionati erano molto più estese. E’ penoso che Facchetti non possa difendersi dall’accusa di «aver voluto assicurare un vantaggio in classifica a favore della società Internazionale FC mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale».Potrà in compenso farlo Moratti, lui stesso coinvolto nel j’accuse di Palazzi. Non rischia più sanzioni, ma siamo convinti che questo non possa bastargli. Tutto si prescrive, tranne i comportamenti. Se lo scudetto del 2006 doveva essere il vessillo dell’eticità, requisito formulato dai tre saggi che sostennero Guido Rossi nella riassegnazione, all’improvviso rischia di diventare l’emblema di un’ingiustizia sommaria.
SPUNTA NORMA PRO-FININVEST:E' SCONTRO (DA IL SOLE 24ORE)
Alla fine la norma tanto attesa (o temuta) spunta per davvero. Annidate tra le pieghe del testo della manovra inviato al Quirinale trovano spazio anche poche righe inserite alla fine dell'articolo dedicato alle misure sulla giustizia. Poche ma micidiali. Per gli effetti politici e per l'(ovvia) coda di polemiche che si tirano dietro.
Sino a potere compromettere la firma del capo dello Stato al provvedimento. Perché intervenire a gamba tesa nella causa sul Lodo Mondadori, con i giudici vicini alla sentenza, attesa per il fine settimana, dopo che in primo grado Fininvest è stata condannata a pagare 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, significa, anche, complicare gravemente il percorso della manovra.
Due piccole modifiche al Codice di procedura civile per stabilire che quella che sino ad adesso è una semplice facoltà del giudice, sospendere l'esecuzione di una sentenza di condanna in attesa del verdetto del grado di giudizio successivo diventa un obbligo. Un vincolo cui il giudice non si può sottrarre quando la condanna riguarda, in primo grado, somme superiori a 10 milioni di euro e, in appello, a 20 milioni. Paletti che il maxirisarcimento a carico del gruppo di Silvio Berlusconi, che più volte negli ultimi tempi si era detto preoccupato per la vicenda, supera ampiamente.
Insomma, se anche la sentenza di secondo grado confermasse la condanna nella proporzione tanto temuta dal premier, l'effetto per Fininvest sarebbe nullo. Basterebbe infatti la presentazione di una cauzione, questa la condizione cui è sottoposto il congelamento delle pronuncie, per sterilizzare l'impatto della sanzione. Almeno fino al momento del successivo verdetto della Cassazione.
Che una misura di questo tenore rientrasse nell'ordine delle possibilità era opinione diffusa. Ma nel testo della manovra la disposizione ha poi trovato posto solo all'ultimo momento (come ha anticipato il sito online del Sole 24 Ore). Perché nella versione approvata in Consiglio dei ministri e poi circolata anche nelle redazioni la disposizione era del tutto assente. O meglio era previsto un intervento sul medesimo tema ma di significato del tutto opposto, senza dubbio più coerente con l'impianto della manovra e, segnatamente, delle misure sulla giustizia. Veniva infatti introdotta una sanzione pecuniaria, fino a 10mila euro, per le richieste di sospensione dell'esecuzione delle sentenze manifestamente infondate. Una misura indirizzata a colpire le condotte puramente dilatorie secondo una 'filosofia' che già ha caratterizzato precedenti misure assunte dal Governo.
Laconico Carlo De Benedetti. Intercettato in Bocconi a margine di un convegno sulle liberalizzazioni si limita a un «ho sentito» per prendere poi il largo. Durissime invece le reazioni del Pd. Con il segretario Pierluigi Bersani che attacca, «se una cosa del genere fosse confermata sarebbe la prova che per tutti gli italiani la manovra sarà un problema e per il presidente Berlusconi una soluzione. Voglio credere che non si insulti il Parlamento trasmettendogli una norma del genere». Mentre il presidente Rosy Bindi evidenzia la nuova prova del conflitto d'interessi che soffoca il Paese, il presidente dell'Anm Luca Palamara giudica la misura come «iniqua e incostituzionale» e del tutto scollegata dal contesto delle misure urgenti sul processo civile. Timida la reazione della maggioranza affidate ad Enrico Costa capogruppo Pdl alla Camera in commissione Giustizia: «In un momento di difficoltà economica abbiamo provato a contemperare le esigenze del creditore con quelle del debitore».
sabato 2 luglio 2011
WAR
Edwin Starr, all'anagrafe Charles Edwin Hatcher (1942/2003), era un cantante statunitense
noto per varie hit soul degli anni settanta, la più celebre delle quali è War.
Nel 57 formò un gruppo doo-wop, The Future Tones, e cominciò la sua carriera di cantante.
Negli anni sessanta visse a Detroit, incidendo inizialmente per una piccola casa discografica, la Ric-Tic, successivamente per la più famosa Motown, quando questa assorbì la prima nel 68.
Il suo primo successo risale al 1965: si tratta di Agent Double'O'Soul, sicuramente ispirato ai film di James Bond, in voga in quel periodo.
È del 1968 il primo successo di rilevanza internazionale: 25 miles ancora spesso suonato da radio oldies
Sicuramente la canzone per il quale è ricordato è War, del 1970. Si tratta di un pezzo di protesta contro la guerra del Vietnam, e l'interpretazione di Starr (tra l'altro il singolo venne registrato praticamente in presa diretta, a detta del cantante per gli esigui tempi di registrazione concessi dallo studio) fornisce alla canzone una intensità del tutto sconosciuta alla precedente versione incisa dal gruppo dei Temptations, facendone una pietra miliare tra gli inni pacifisti e oltrepassando le generazioni a cui era destinata. È infatti spesso campionata come base di canzoni hip hop o inserita quale colonna sonora in vari film.
Nel 1973 Starr si trasferì in Inghilterra, continuando per tutti gli anni '70 a registrare soul music. Da ricordare in questo periodo Hell Up In Harlem composta per l'omonimo film del 1974.
Nel 1979 riuscì di nuovo a rientrare nelle hit parade con un paio di canzoni disco, intitolate (Eye-To-Eye) Contact e H.A.P.P.Y. Radio.
Morì nel 2003 per un attacco cardiaco nella sua casa a Beeston, vicino NottinghamWar è la più famose tra le canzoni di Edwin Starr. Tipica canzone anti guerra del Vietnam fu scritta nel 1969 da Norman Whitfield e Barrett Strong per la Motown ed inizialmente “affidata” ai Temptations. Poi, a grande richiesta, incisa come singolo da Edwin Starr nel 1970.
Il testo di War e dopo la traduzione:
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
What is it good for
Absolutely nothing
War is something that I despise
For it means destruction of innocent lives
For it means tears in thousands of mothers’ eyes
When their sons go out to fight to give their lives
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
War is the enemy of all mankind
The thought of war blows my mind
Handed down from generation to generation
Induction destruction
Who wants to die
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War has shattered many young men’s dreams
Made them disabled bitter and mean
Life is too precious to be fighting
wars
each day
War can’t give life it can only take it away
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
Peace love and understanding
There must be some place for these things today
They say we must fight to keep our freedom
But Lord there’s gotta be a better way
That’s better than
War
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
Il testo tradotto via www.antiwarsongs.org
LA GUERRA
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra è qualcosa che disprezzo
perché significa distruggere vite innocenti
perché significa lacrime negli occhi di migliaia di madri
quando i loro figli vanno a combattere per dar la loro vita
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
il pensiero della guerra mi fa esplodere la testa
passato di generazione in generazione
induzione distruzione
chi vuole morire
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra ha mandato in pezzi i sogni di tanti giovani
li ha resi invalidi, amareggiati e malvagi,
la Vita è troppo preziosa per combattere
guerre
ogni giorno
la guerra non porta la vita, la porta solo via
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
pace amore e comprensione
ci dev’essere spazio, oggi, per queste cose
dicono che si deve combattere per preservare la libertà
ma, perdio, ci dev’essere un modo migliore
migliore
della guerra
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
noto per varie hit soul degli anni settanta, la più celebre delle quali è War.
Biografia
Dopo la nascita, nel a Nashville, si trasferì presto a Cleveland, in Ohio, dove crebbe insieme ai cugini Roger et Willie Hatcher, anche loro cantanti soul.Nel 57 formò un gruppo doo-wop, The Future Tones, e cominciò la sua carriera di cantante.
Negli anni sessanta visse a Detroit, incidendo inizialmente per una piccola casa discografica, la Ric-Tic, successivamente per la più famosa Motown, quando questa assorbì la prima nel 68.
Il suo primo successo risale al 1965: si tratta di Agent Double'O'Soul, sicuramente ispirato ai film di James Bond, in voga in quel periodo.
È del 1968 il primo successo di rilevanza internazionale: 25 miles ancora spesso suonato da radio oldies
Sicuramente la canzone per il quale è ricordato è War, del 1970. Si tratta di un pezzo di protesta contro la guerra del Vietnam, e l'interpretazione di Starr (tra l'altro il singolo venne registrato praticamente in presa diretta, a detta del cantante per gli esigui tempi di registrazione concessi dallo studio) fornisce alla canzone una intensità del tutto sconosciuta alla precedente versione incisa dal gruppo dei Temptations, facendone una pietra miliare tra gli inni pacifisti e oltrepassando le generazioni a cui era destinata. È infatti spesso campionata come base di canzoni hip hop o inserita quale colonna sonora in vari film.
Nel 1973 Starr si trasferì in Inghilterra, continuando per tutti gli anni '70 a registrare soul music. Da ricordare in questo periodo Hell Up In Harlem composta per l'omonimo film del 1974.
Nel 1979 riuscì di nuovo a rientrare nelle hit parade con un paio di canzoni disco, intitolate (Eye-To-Eye) Contact e H.A.P.P.Y. Radio.
Morì nel 2003 per un attacco cardiaco nella sua casa a Beeston, vicino NottinghamWar è la più famose tra le canzoni di Edwin Starr. Tipica canzone anti guerra del Vietnam fu scritta nel 1969 da Norman Whitfield e Barrett Strong per la Motown ed inizialmente “affidata” ai Temptations. Poi, a grande richiesta, incisa come singolo da Edwin Starr nel 1970.
Il testo di War e dopo la traduzione:
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
What is it good for
Absolutely nothing
War is something that I despise
For it means destruction of innocent lives
For it means tears in thousands of mothers’ eyes
When their sons go out to fight to give their lives
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
War is the enemy of all mankind
The thought of war blows my mind
Handed down from generation to generation
Induction destruction
Who wants to die
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
War has shattered many young men’s dreams
Made them disabled bitter and mean
Life is too precious to be fighting
wars
each day
War can’t give life it can only take it away
War
It’s nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
Peace love and understanding
There must be some place for these things today
They say we must fight to keep our freedom
But Lord there’s gotta be a better way
That’s better than
War
War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing
Il testo tradotto via www.antiwarsongs.org
LA GUERRA
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra è qualcosa che disprezzo
perché significa distruggere vite innocenti
perché significa lacrime negli occhi di migliaia di madri
quando i loro figli vanno a combattere per dar la loro vita
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
il pensiero della guerra mi fa esplodere la testa
passato di generazione in generazione
induzione distruzione
chi vuole morire
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra ha mandato in pezzi i sogni di tanti giovani
li ha resi invalidi, amareggiati e malvagi,
la Vita è troppo preziosa per combattere
guerre
ogni giorno
la guerra non porta la vita, la porta solo via
La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l’umanità
pace amore e comprensione
ci dev’essere spazio, oggi, per queste cose
dicono che si deve combattere per preservare la libertà
ma, perdio, ci dev’essere un modo migliore
migliore
della guerra
La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla
mercoledì 22 giugno 2011
Baco informatico nelle prove Invalsi
TORNO A PARLARVI DELL'ESAME SCOLASTICO + CRITICATO E CONTESTATO DELLA STORIA. INTANTO PERCHE' DA OGGI A CASA MIA NN SI PARLERA' + DI SCUOLE MEDIE (FINITE ANCHE DALLA PICCOLA) E POI XCHE' ORAMAI L'ALTRA NOTIXIA NAZIONALE RIGUARDA L'ENNESIMA LOGGIA MASSO/MAFIOSA CHE CON UNA FANTASIA QUASI PROVERBIALE E' STATA CHIAMATA P4...SINCERAMENTE MI FA PROPRIO CACARE PARLARE DI QUESTE COSE SCHIFOSAMENTE BASTARDE CHE GIOCANO SULLE NS VITE INSAMMA UN NERVOS DA BESTIA!!!
COPY AND PAST DAL SOLE 24ORE
Test Invalsi senza pace. Un errore nella griglia di correzione delle prove di italiano e matematica, affrontate lunedì da circa 600mila studenti di terza media, ha riacceso ieri le proteste dei sindacati (non tutti) contro i test nazionali, usati per "misurare" la preparazione degli alunni.
Il tutto nella giornata in cui i lavoratori dell'Istituto di valutazione hanno protestato davanti alla sede del ministero dell'Istruzione, per denunciare che sono scaduti o stanno per scadere i contratti a termine di 46 persone, a cui si aggiungono i contratti di 10 collaboratori. «Non è più sostenibile - hanno spiegato i manifestanti - portare avanti un Istituto di ricerca che ha solo 22 lavoratori stabili».
Ad allertare gli insegnanti - che avevano già corretto le prove - sugli errori nelle griglie di correzione dei test Invalsi è stata, lunedì sera, una e-mail inviata ai dirigenti scolastici: il responsabile del servizio di valutazione dell'Istituto, Roberto Ricci, segnalava un problema tecnico nelle griglie che avrebbe falsato il voto finale. Nessun problema se il punteggio di italiano è uguale a superiore a 21, spiegava il messaggio. Sotto i 20 punti è indispensabile ricontrollare le risposte del gruppo A. Se le risposte corrette sono 16, bisogna ricalcolare tutto.
Problemi anche per matematica, nelle domande D2 e D9: se il candidato ha fornito tre risposte esatte su quattro bisogna ricalcolare punteggio e voto con la maschera corretta. Tutto liscio, invece, per le prove corrette manualmente. Ieri mattina l'Invalsi ha inviato una «maschera» corretta per rivedere i compiti, mentre il Miur ha confermato la piena validità della prova.
Sul piede di guerra Cobas e Gilda, che tornano a chiedere l'eliminazione dei quiz. Il segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo parla di «un ministero allo sbando». Mentre il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima, pur definendo l'incidente «deprecabile», non intende associarsi ad «affrettati plotoni di esecuzione». Oggi, intanto, si apre con la prova scritta di italiano l'esame di Stato per 495.771 studenti. (V.Me.)
COPY AND PAST DAL SOLE 24ORE
Test Invalsi senza pace. Un errore nella griglia di correzione delle prove di italiano e matematica, affrontate lunedì da circa 600mila studenti di terza media, ha riacceso ieri le proteste dei sindacati (non tutti) contro i test nazionali, usati per "misurare" la preparazione degli alunni.
Il tutto nella giornata in cui i lavoratori dell'Istituto di valutazione hanno protestato davanti alla sede del ministero dell'Istruzione, per denunciare che sono scaduti o stanno per scadere i contratti a termine di 46 persone, a cui si aggiungono i contratti di 10 collaboratori. «Non è più sostenibile - hanno spiegato i manifestanti - portare avanti un Istituto di ricerca che ha solo 22 lavoratori stabili».
Problemi anche per matematica, nelle domande D2 e D9: se il candidato ha fornito tre risposte esatte su quattro bisogna ricalcolare punteggio e voto con la maschera corretta. Tutto liscio, invece, per le prove corrette manualmente. Ieri mattina l'Invalsi ha inviato una «maschera» corretta per rivedere i compiti, mentre il Miur ha confermato la piena validità della prova.
Sul piede di guerra Cobas e Gilda, che tornano a chiedere l'eliminazione dei quiz. Il segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo parla di «un ministero allo sbando». Mentre il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima, pur definendo l'incidente «deprecabile», non intende associarsi ad «affrettati plotoni di esecuzione». Oggi, intanto, si apre con la prova scritta di italiano l'esame di Stato per 495.771 studenti. (V.Me.)
domenica 19 giugno 2011
bye bye BIG MAN
Clemons, il "Big Man", è morto a 69 anni. A maggio l'ultima
esibizione al fianco di Lady Gaga
Il ricordo del Boss: «Il mio socio»
NEW YORK
Clarence Clemons, lo storico sassofonista della E Street Band di Bruce Springsteen, è morto questa notte. Una settimana fa era stato colpito da un ictus mentre si trovava nella sua casa in Florida. Lo ha reso noto un portavoce della band. Il "Boss" si è detto «distrutto dal dolore», riferisce la Cnn: «Ha sempre dato il massimo, ogni volta che è salito sul palco. Era un grande amico, il mio socio», ha aggiunto Springsteen.
Soprannominato da sempre "Big Man" per via della sua stazza, Clemons, 69 anni, ha accompagnato Springsteen fin dai primi anni Settanta. Ma da tempo aveva problemi di salute, soprattutto legati alla schiena e alle ginocchia, per i quali si è dovuto sottoporre a più interventi.
«L'ultimo tour è stato un vero inferno ma questo dolore mi ha reso molto più forte», aveva dichiarato il sassofonista a Rolling Stone, lo scorso febbraio, «e finché la mia bocca, le mie mani e il mio cervello funzioneranno continuerò a suonare». Dopo l'ictus, Clemons era stato sottoposto a due interventi chirurgici al cervello.
La sua ultima apparizione sul palco accanto al "Boss" risale allo scorso dicembre, al Carousel House di Asbury Park, nel New Jersey, mentre a maggio, in occasione della finale del talent show televisivo "American Idol", si era esibito al fianco di Lady Gaga.
Clarence Clemons, lo storico sassofonista della E Street Band di Bruce Springsteen, è morto questa notte. Una settimana fa era stato colpito da un ictus mentre si trovava nella sua casa in Florida. Lo ha reso noto un portavoce della band. Il "Boss" si è detto «distrutto dal dolore», riferisce la Cnn: «Ha sempre dato il massimo, ogni volta che è salito sul palco. Era un grande amico, il mio socio», ha aggiunto Springsteen.
Soprannominato da sempre "Big Man" per via della sua stazza, Clemons, 69 anni, ha accompagnato Springsteen fin dai primi anni Settanta. Ma da tempo aveva problemi di salute, soprattutto legati alla schiena e alle ginocchia, per i quali si è dovuto sottoporre a più interventi.
«L'ultimo tour è stato un vero inferno ma questo dolore mi ha reso molto più forte», aveva dichiarato il sassofonista a Rolling Stone, lo scorso febbraio, «e finché la mia bocca, le mie mani e il mio cervello funzioneranno continuerò a suonare». Dopo l'ictus, Clemons era stato sottoposto a due interventi chirurgici al cervello.
La sua ultima apparizione sul palco accanto al "Boss" risale allo scorso dicembre, al Carousel House di Asbury Park, nel New Jersey, mentre a maggio, in occasione della finale del talent show televisivo "American Idol", si era esibito al fianco di Lady Gaga.
giovedì 16 giugno 2011
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