mercoledì 26 agosto 2009

UNA REGINA PER LA CAPANNA


IN ATTESA CHE IL GEN. GUTIERREZ CI FORNISCA LE FOTO UFFICIALI VI POSTO UN PO' DI IMMAGINI DELLA CAPANNA MARGHERITA(M.ROSA) LADRATE DA VARI SITI SU INTERNET.
Il rifugio è dedicato alla Regina Margherita, all’epoca sovrana d’Italia.
Il 14 luglio 1889 l’Assemblea dei delegati del Cai approvava il progetto di costruire una capanna oltre 4500 metri per “consentire ad alpinisti e scienziati maggior agio ai loro intenti in un ricovero elevatissimo. Nel 1890 fu scelto il luogo: la punta Gnifetti e fu dato inizio ai lavori. La capanna, predisposta a valle, fu trasportata dapprima con i muli e poi a spalla, con un enorme lavoro a catena e montata sulla vetta.
Il rifugio fu inaugurato il 4 settembre 1893. Qualche giorno prima il 18 e 19 agosto vi aveva pernottato la Regina cui il rifugio era dedicato.
Nel 1899 fu aggiunta la torretta destinata ad osservatorio meteorologico. In quegli anni Angelo Mosso aveva qui svolto importanti studi di ricerca. Nel 1903 a Londra il Consiglio Internazionale delle Accademie riconosceva la capanna Margherita istituzione di “utilità scientifica e meritevole di appoggio”.
Nel 1976 il vecchio rifugio mostrava i segni del logoramento. Nel 1977 la Sezione di Varallo, su incarico della Sede Centrale, diede inizio ai lavori per la nuova capanna che fu inaugurata il 30 agosto 1980.

CHE VOLO....MINCHIA

BRAVO!!! L'ESTATE 2009 SARA' X SEMPRE SINONIMO DI CORAGGIO X TE!

HO SCELTO QUESTA FOTO XCHE' RENDE L'IDEA SENZA FAR VEDERE LA TUA ESPRESSIONE UNPO' TESA, E POI XCHE' SO CHE NON APPARI VOLENTIERI SUL BLOG.

ANCORA I MIEI COMPLIMENTI PER LE "PALLE"

martedì 25 agosto 2009

La Musica Fa

....VIAGGIARE SENZA PARTIRE O MORIRE.
NEI FINALI D'ESTATE IN SOLITUDINE MI PIACE SDRAIARMI E ASCOLTARE A OCCHI CHIUSI. CAPITA POI CHE DENTRO QUELLA FRAGILE BOLLA UNO RIESCA AD APPREZZARE ANCHE MUSICA CHE 15 ANNI FA NON ERA RIUSCITO A GODERSI...

A volte vorrei vivere nell'aria
E rimanere sospeso senza più ostacoli
Giocare coi mostri delle mie insicurezze
E trasformarli in canzoni come un miracolo
Su tutta la terra che corre sotto i piedi
Come un mappamondo di pezzi fragili
C'è ogni uomo che cerca e cerca la sua idea
Insegue la verità e il suo contrario
La musica fa sognare e volare capire
La musica da la forza di reagire
La musica fa viaggiare senza partire
La musica fa capire ciò che vuoi capire
Tutta la banda e un detonatore
Musica a randa con la testa e con il cuore
È mediterranea e corre a sangue caldo
Tutta la banda fa musica a randa
Il mondo è a pezzi e i pezzi siamo noi
In un rompicapo di gesti fragili
Cerchiamo la gioia ma la gioia è dentro di noi
Perché è magica la verità non è il contrario
La gioia è dentro di noi
La musica fa sognare e volare capire
La musica da la forza di reagire
La musica fa viaggiare senza partire
La musica fa capire ciò che vuoi capire

martedì 18 agosto 2009

martedì 11 agosto 2009

MAREMMA...




MAREMMA...LA TERRA DEI BUTTERI E DEGLI APECAR CHE MULTICOLORI SCORRAZZANO PER LE STRADE STRETTE E POLVEROSE, FASTIDIOSI PROPRIO COME GLI INSETTI.... SI HO TIMBRATO IL CARTELLINO D'AGOSTO ANCHE QUEST'ANNO

SONO CAPITATO PROPRIO ALL'EPILOGO DI UN RITROVAMENTO TIPO CSI – UNO SCHELETRO ALLE FONTI DELLA BUFALONA...DA VOCI SAPEVO CHE ERA RICOPERTO DAI VESTITI CASUAL CHE NE FACEVA SUPPORRE UNA MORTE ABBASTANZA RECENTE...IL GIORNO DOPO SI SAPEVA CHE AVEVA L'ANELLO...IL TERZO GIORNO A DETTA DI N..ALA FONTE SEMISEGRETA DI INFORMATORE MASSETANO SI SAPEVA CHE AVEVA 34 ANNI E CHE ERA UN “CECHINO...DI QUELLI CON GLI OCCHI PICCOLI” PROBABILMENTE SENTIRE CEKO ALLA TV L'AVEVA CONVINTA CHE FOSSE UN NON VEDENTE...
PAOLO FRESU E RALPH TOWNER AL TEATRO DELLE ROCCE DI GAVORRANO-SE VI CAPITA ANDATECI A VEDERE UN CONCERTO- ATMOSFERA E ARENA STUPENDE..LORO BRAVISSIMI... MA A ME NON E' POI CHE QUEI TRIP MUSICALI DI UN'ORA E UN QUARTO MI FACCIANO IMPAZZIRE..E COMUNQUE SONO STATI DEFINITI DA UNO SPETTATORE LOCALE “TROMBETTA E CHITARRINA” VI CONSIGLIO IL LORO DISCO CHE USCIRA' IN AUTUNNO...SI CHIAMERA' “CHIAROSCURO” UN VERO TRIPUDIO DI FANTASIA....
L'ORCHESTRA DI P.ZA VITTORIO INVECE, VE LA CONSIGLIO VERAMENTE- NON SO COME SIANO I LORO CD MA IL CONCERTO E' N VERO SPETTACOLO
ANCHE IL BALESTRO E' SOSPESO CAUSA LUTTO NEL QUARTIERE DI CITTANOVA MA IL SINDACO HA DETTO CHE LE REGOLE SON REGOLE E CHE SI PUO' SOLO RINVIARE...
GRAZIE SMS HO SAPUTO CHE MICK HA DEFLORATO NATURALMENTE BEN QUATTRO 4000...IL SEGUITO AL MIO RITORNO – AH POI HA ANCHE VOLATOOOOOOOO

QUELLA DEL PIEDE UMANO NON E' PIACIUTA A NESSUNO PERCHE' NESSUNO NE PARLA

SALUTI

venerdì 31 luglio 2009

ROSA DI SERA...BUON VIAGGIO SI SPERA


BUON VIAGGIO MICK!!!


Monte Rosa
Il secondo gruppo montuoso più alto d'Europa e dell'arco Alpino sia per estensione che per importanza, fa parte delle Alpi Pennine e si estende su cinque valli italiane (Valtournenche, Val d'Ayas, Valle del Lys, Valsesia e Valle Anzasca) e due svizzere (SaasTal e MatterTal).
Conta ben 17 punte oltre i 4.000 metri, delle quali, la più alta, la Punta Dufour, tocca i 4.634 m.s.l.m., mentre sulla Punta Gnifetti sorge il rifugio alpino più alto d'Europa, la Capanna Regina Margherita a quota 4.554 m.s.l.m.
Il suo nome, contrariamente a quanto si possa pensare, non deriva dallo splendido color rosa di cui si tingono le cime al tramonto, ma dalla parola "rouja" che in patois (dialetto francofono parlato in Valle d'Aosta) significa ghiacciaio. Il "grande ghiacciaio" in passato era anche noto come "Monboso" come testimonia Leonardo da Vinci in un suo scritto.
Dal Monte Rosa scendono numerosi ghiacciai, tra i quali, segnaliamo i ghiacciai del Gorner (SaasTal) e del Grenz (MatterTal) in Svizzera, mentre in Italia quello di Verra (Val d'Ayas), del Lys e dell'Indren (Valle del Lys), del Piode e del Sesia (Valsesia) e del Belvedere (Valle Anzasca).
Il Monte Rosa, cosi come l'arco Alpino, si è formato nell'era Mesozoica quando lo scontro tra la placca Africana e quella Europea ha scatenato la sovrapposizione dell'una sull'altra, causando l'innalzarsi del materiale roccioso nei secoli.
Nel contesto del Monte Rosa e del suo Tour è possibile ammirare numerose specie animali selvatiche, tra le quali nominiamo: la marmotta, lo stambecco, il camoscio, il capriolo, l'aquila reale, il falco, il gracchio alpino e la volpe.

Gli alti valichi del massiccio furono transitati già in antico. Si pensa che i Walser nel XIII secolo siano transitati per il Colle del Lys per migrare dal Vallese alla Valle del Lys.
La salita alle varie vette del massiccio avvennero nel XIX secolo, partendo generalmente dal versante italiano che era ed è il versante più agevole:
23 luglio 1801 - Pietro Giordani raggiunge la Punta Giordani;
5 agosto 1819 - Johann Niklaus Vincent raggiunge con 2 altre persone la Piramide Vincent;
1 agosto 1820 - Joseph e Johann Niklaus Vincent, Joseph Zumstein, Molinatti, Castel, raggiungono con 5 altre persone la Punta Zumstein;
9 agosto 1842 - Giovanni Gnifetti, parroco di Alagna Valsesia, Giuseppe Farinetti, Cristoforo Ferraris, Cristoforo Grober, fratelli Giovanni, Giacobbe Giordani, raggiungono con 2 altre persone la Punta Gnifetti
1 agosto 1855 - John Birbeck, Charles Hudson, Ulrich Lauener, Christopher Smyth, James G. Smyth, Edward Stephenson, Matthäus Zumtaugwald e Johannes Zumtaugwald raggiungono la Punta Dufour (la vetta più alta del massiccio).

PROGRAMMA???


C'E' CHI ANCORA SOSTIENE CHE LA SX NON VINCE L'ELEZIONI XCHE' NON HA UN VERO PROGRAMMA....

ECCOVI SERVITI...SUL TABELLONE NEL PARKEGGIO DAVANTI A CASA MIA CE NE SONO FINCHE' VOLETE!!!

domenica 26 luglio 2009

PIETRE DIABOLICHE

IL PONTE DEL DIAVOLO - SE NE TROVANO OVUNQUE XCHE' NEL MODO DI PARLARE DEL MEDIOEVO VENIVANO CHIAMATI IN QUESTO MODO I PONTI COSTRUITI CON PARTICOLARE AUDACIA. AD ESEMPIO A MODENA NE ESISTONO 2 UNO ARTIFICIALE

Ponte medievale in pietra ad arcata unica, collega Fiumalbo con la frazione di San Michele





E UNO MOLTO MOLTO PARTICOLARE IN QUANTO BELLEZZA E RARITA'
IN QUANTO COMPLETAMENTE NATURALE




Nel luogo ove si incontrano i confini di tre comuni (Pavullo, Lama Mocogno e Polinago), immerso in un bosco rigoglioso, crocevia di comodi sentieri che lo collegano ai centri abitati più vicini, si erge uno dei fenomeni geologici più rilevanti dell'intero Appennino. Il Ponte del Diavolo è un monolite naturale che unisce i fianchi di un avvallamento, lungo 33 metri, largo tre, con una arcata alta tre metri. Questa è la descrizione scientifica di un monumento naturale che però può anche essere raccontato in modo meno razionale, ma più suggestivo: il nome, per esempio, da che cosa deriva? La magia dei tanti "tre" che ricorrono nelle sue misurazioni; il luogo, posto vicino ad una zona in cui nell'antichità si svolgevano riti pagani.



Molte sono le leggende nate intorno al Ponte. Guai a infilare la testa nel foro che si trova in una delle protuberanze che si innalzano come ali sul fianco del ponte! Improvvisamente si vede il diavolo o addirittura può essere tagliata la testa. Secondo un'altra di queste leggende, un tempo viveva da queste parti un agricoltore dal gergo piuttosto colorito. Per raggiungere i propri terreni doveva attraversare un avvallamento che spesso le piogge facevano diventare un torrente, e ciò lo costringeva a fare un lungo giro o rischiare il guado nella corrente impetuosa; un giorno, stanco di ciò, chiese al Diavolo di aiutarlo dicendosi disposto, in cambio, a donargli la sua anima. Naturalmente il Diavolo accettò e di buon grado andò a prendere un bel ponte; mentre lo portava a destinazione, una notte, passando nel bosco, fu attratto da un sabba di streghe che ballavano discinte e con canti melodiosi; tanto era coinvolto dalla leggiadria delle malefiche fanciulle, che non si accorse del sopraggiungere dell'alba: la luce era per lui mortale, quindi dovette fuggire lasciando il ponte proprio ove oggi tutti lo possiamo ammirare. Leggenda popolare naturalmente: ma non è leggenda che il ponte non sia nato qui ma, come attestano i geologi, il ponte è stato qui trasportato da qualche cataclisma naturale o soprannaturale, o da un movimento tellurico. Il Ponte può essere raggiunto da diverse località; venendo da Pavullo, lungo la statale dell'Abetone, si può prendere per Monzone e, arrivati alle prime case, imboccare a sinistra; oppure si può proseguire fino a Montecenere, e dal centro del paese prendere la strada a destra in discesa. Proseguendo ancora, un chilometro circa prima di Lama, e precisamente alla maestà di Casa Ritorno, un tempo luogo di sosta dei pastori nel corso della transumanza, si lascia la Giardini per imboccare a destra la strada che conduce al Ponte; infine possiamo raggiungere la meta da Brandola. Tutti gli accessi sono percorribili in parte in auto, ma gli ultimi tratti solo a piedi, mountain bike o a cavallo.



SE POI INVECE VOGLIAMO ARRIVARE ALL'APICE DEL DIABOLICO CI BASTA PENSARE AL MONTE RUSHMORE DOVE SONO SCOLPITE LE TESTE DI George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Roosevelt.

La scultura, alta circa 18 metri, è un complesso scultoreo che si trova nel Dakota del Sud, sul massiccio montuoso delle Black Hills, formato da enormi blocchi granitici.
Fu iniziata nel 1927 e proseguì, con l'impiego di 400 operai, sino alla morte dello scultore, avvenuta nel 1941. La scultura sul Monte Rushmore ebbe inizio con George Washington. Il progetto originario prevedeva di procedere verso sinistra e scolpire Thomas Jefferson, ma circa due anni dopo il granito iniziò a sfaldarsi per poi cedere completamente; questo fatto obbligò Borglum a rivedere i suoi piani e completare l'opera verso destra.

PARLO DI DIABOLICO XCHE' PROBABILMENTE ESSERE PRESIDENTE IN AMERICA PUO' ANCHE SIGNIFICARE QUELLO...PENSATE A JEFFERSON, FAMOSO PER CAVALCARE CON GLI SCALPI INDIANI ALLA CINTURA.....

sabato 25 luglio 2009

WHERE IS GROTTA AZZURRA?


QUESTA NOTIZIOLA HA RISVEGLIATO LA MIA VOGLIA DI POSTARE. APPRESA TRAMITE UN DIVERTENTISSIMO RACCONTO A CENA IERI SERA L'HO PUNTUALMENTE RITROVATA SU TUTTA LA STAMPA WEB....

MODENA - Sognavano Capri, il mare e i Faraglioni, e invece si sono ritrovati a Carpi, in provincia di Modena, sotto il sole cocente della pianura padana. Il tutto per una consonante sbagliata sul navigatore satellitare.

E' stata una vera e propria odissea quella capitata qualche giorno fa a una coppia di turisti svedesi in vacanza in Italia che aveva deciso di passare qualche giorno al mare. I due, entrambi sulla cinquantina, erano partiti da Venezia con destinazione l'isola di Capri. Per trovare la strada giusta si erano affidati al proprio navigatore satellitare, convinti che li avrebbe guidati a destinazione nel minor tempo possibile. Peccato però che non avessero fatto i conti con i trabocchetti della lingua italiana. Al momento di digitare il nome della città di arrivo (Capri), infatti, qualcosa è andato storto e la "p" e la "r" del nome della magnifica isola campana si sono scambiati di posto. Risultato: i due "turisti per caso" sono arrivati a Carpi, in provincia di Modena.

Nonostante all'orizzonte non ci fosse nemmeno l'ombra di un gabbiano, la coppia era realmente convinta di essere arrivata sull'isola dei Faraglioni e così, parcheggiata l'auto, si è diretta a piedi all'ufficio turistico comunale per chiedere informazioni su come poter visitare la famosa "Grotta Azzurra". In un primo momento gli operatori del centro hanno pensato che la coppia svedese fosse alla ricerca di una pizzeria o ristorante. Poi dopo un breve colloquio in inglese il giallo è stato risolto.

MA SIAMO SICURI CHE ESISTA L'UFFICIO DEL TURISMO A CARPI???

sabato 18 luglio 2009

IMPRESA????

Non lo so! Che dire?
E’ una di quelle cose da matto che ogni tanto mi capita di fare
tipo “cosa si fa domattina??? Una maratona!!! “

giovedi 16 luglio – partenza da Ossana per il Passo del Tonale.
Specifico immediatamente che non sono un abituè (e non so se si scrive così), e tanto meno la Robbi e Emma, delle camminate in montagna, ma la giornata stupenda, il cielo terso, la temperatura a valle di circa 30° e il fatto che era il secondo giorno di vacanza hanno avuto il loro peso.
Dal nostro librino “33 passeggiate facili in Val di Sole” abbiamo appreso che prendendo la cabinovia Paradiso si sale a quota 2500. Da li si può decidere di prendere la seggiovia che porta al ghiacciaio o intraprendere una salita di 40/50 minuti in mezzo alla neve per arrivare alla stessa destinazione. Il nostro pseudo spirito di avventura ci porta alla decisione di proseguire a piedi – d’altra parte siamo venuti in montagna per camminare. La salita non è molto impegnativa in quanto la via prende abbastanza dolcemente l’ascesa. La cosa più difficile è camminare nella neve “patocca” dove si affonda ad ogni passo e dove, nel mio caso avendo scarpe basse ci si bagna senza scampo. Concentrandosi un po’ si riesce quasi subito a prendere tempo del passo e della respirazione ma allo stesso tempo quasi subito mi rendo conto che la tshirt “sparvieri” che indosso è di troppo e come fosi il Messner di Salerno mi metto a torso nudo con zaino. Solo successivamente una foto scattata da mia figlia mi mette in condizione di giudicare lo schifo estetico dovuto alla pancia gonfia “da birra artigianale” e braga corta con gamba ancora più corta… mi scuso con tutti quelli che hanno dovuto sopportare lo spettacolo…ma comunque posso dichiarare che non ero il più brutto!!!
Giungiamo al rifugio dopo 45 minuti, c’è un caldo come in spiaggia, mi levo i calzini bagnati spolti e nel giro di pochissimo ho asciugato tutto. Come mio solito, quando ho lo sciopone, non resisto e sapendo che le articolazioni degli arti inferiori della Robbi non le avrebbero permesso la discesa a piedi chiedo il permesso e parto da solo mentre il resto della mia famiglia si rifocilla a base di pizza e lasagne. Inizialmente la mia intenzione era quella di arrivare alla stazione dell’ovovia… ma vista la facilità di quel tratto in discesa e sapendo di avere almeno tre quarti d’ora da aspettare vado direttamente dal guardiozzo a chiedere informazioni per proseguire a piedi fino a valle. Allora …dovete immaginarvi il montruccio tipo, dotato di braccia in grado di scardinare qualsiasi resistenza barba incolta e solita aria di “so tutto io” (cmq sapeva sicuro più di me)… mi guarda squadrandomi dall’alto in basso – e chi mi conosce sa che si fa presto- e poi dal basso in alto, scruta attentamente il mio abbigliamento e in particolar modo le calzature e le calzine di Lupo… e poi dice: ah …giù si va…ma è una pista da sci…c’è la neve in alcuni tratti…è una pista nera…e poi ci vuole almeno un’ora… sarebbe meglio farla in salita… però giù si va!
Non ho capito se voleva sconsigliarmi oppure sperava che lo facessi per ridere un po’..o addirittura che gli tirasse il culo venirmi a prendere se mi fossi piantato.
Lo guardo,ringrazio,saluto e parto. La prima curva a sinistra per passare sotto l’impianto è al sole e non ha molta pendenza. Alla destra c’è uno dei tanti laghetti semiglaciali che le abbondanti nevicate dell’inverno hanno contribuito a formare. Scatto una foto – non si sa mai che sia l’ultima- mentre salivo in cabinovia avevo notato una certa difficolta’ ma allo stesso tempo mi era venuto in mente che avevo provato la stessa sensazione sulla “Gran Risa” la cui difficoltà era accentuata vista dall’alto. Ma ormai sono deciso e proseguo.. seconda curva a dx ed è subito merda…. Neve quasi ghiacciata e pendenza quasi spaventosa – dico quasi perché altrimenti non saprei come definire il tratto successivo. Terza curva a sx, dopo aver percorso 150/200 metri in mezzo alla neve sei sulla ghiaia, guardi in basso e di curve non ce ne sono più per un bel po’ solo che la percentuale di pendenza mi toglie il fiato. Inizio a zigzagare come se avessi li sci ma ad ogni cambio di direzione rischio di perdere l’equilibrio e scivolare sulla ghiaia appuntita. Mi fermo, respiro e scatto una foto alla cascata proprio sotto l’impianto. Torno a guardare in basso e cerco di ragionare, ormai su non si può tornare, vedo un altro tratto innevato circa 200 metri più sotto e me lo pongo come obiettivo – non ne sono sicuro ma qualcosa mi dice che è meglio cadere sulla neve che sui geroni!
Infatti quando arrivo trovo una neve molto più soffice che nel tratto precedente e riesco a piantare i miei piedi e a non scivolare. Purtroppo so che prima o poi finirà, lo vedo poco sotto di me il tratto roccioso (non so come si definisce tecnicamente un terreno così, con dei massi che vanno dalle dimensioni di un mattone a quelle dei piloni di cemento che impediscono alle auto di entrare sulle ciclabili) e quando ci arrivo inizio a sudare freddo..ad ogni passo mi scivola il piede e allora rallento ulteriormente il passo…. Poi mi viene in mente il “montruccio” e solo per dargliela in quel posto trovo la volontà di percorrere quel lungo tratto tutto di un fiato, fino a quella curva a sx dove sembra che improvvisamente cambi la pendenza. Scatto un’altra foto e guardando l’arrivo della cabinovia oramai in lontananza il cuore mi si riempie di orgoglio, mi giro verso valle e cerco l’arrivo, ad occhio nudo e in linea retta mi sembra di essere a metà. Non è così, anzi il tratto che mi rimane è ben più lungo, la discesa continua ma con un’intensità che non ha paragone col tratto precedente e addirittura ho come la sensazione che quello che mi aspetta sia un tratto pianeggiante. Inizio a camminare più spedito e la pista nera diventa una di quelle stradine di collegamento che si potrebbero fare anche a spazzaneve (forse). Il disgelo trasforma qualche centinaio di metri di strada in un ruscello nel quale cammino soddisfatto. Appena esco dal guado improvvisato mi viene la forza del matto e inizio a correre, inizialmente piano ma poi sempre più veloce…sono contento, non vedo più difficoltà e non sento il peso dello zaino… ancora dieci minuti e arrivo sudato come una bestia all’ingresso della cabinovia “Paradiso” proprio mentre Emma esce e mi corre incontro… 47 minuti! Un ora e dieci totale da rifugio Presena 2750 al passo 1845 m s.m.